Giunta Raggi al via, primi strappi: Morgante in bilico

Giunta Raggi al via, primi strappi: Morgante in bilico
di Lorenzo De Cicco e Mauro Evangelisti
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Venerdì 8 Luglio 2016, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 14:10

Rischia anche la Morgante. Non si può mai stare tranquilli: chiusa la pratica della giunta, non senza qualche affanno e con il sacrificio del sedotto e abbandonato Lo Cicero, ieri nella tormentata formazione della squadra di Virginia Raggi è emerso un altro colpo di scena. Daniela Morgante, giudice della Corte dei Conti, che la stessa sindaca aveva convocato per un colloquio, destinata al posto di capo di Gabinetto, è in bilico. Dicono che la Raggi ne faccia una questione di puntiglio: come capo di Gabinetto voleva Daniele Frongia, ma il mini direttorio l'ha stoppata perché c'era il rischio che come ex consigliere comunale avesse problemi con la Legge Severino. L'ala più vicina alla Lombardi le ha suggerito allora di nominare la Morgante.
 

 


Dopo che il parere dell'Anac ha certificato che invece Frongia avrebbe potuto fare il capo di gabinetto (ma ormai era finito nella casella di vicesindaco) la Raggi ha deciso una sorta di ritorsione: a casa la Morgante, al suo posto un'altra donna proveniente dalla magistratura, Carla Raineri, già nella squadra di Tronca all'Anticorruzione. La situazione è ancora in bilico e come dimostra la beffa a Lo Cicero (presentato come assessore addirittura in campagna elettorale) tutto può ancora succedere. A proposito, l'ex rugbista ieri ha commentato con stile, dicendo che comunque per lui prevale lo spirito di qiadra. Ma ha anche ammesso: «Ho appreso con un certo stupore della volontà di non dare seguito alla mia nomina».

I CONTI
Altra porta girevole: è con un piede fuori da Palazzo Senatorio anche il ragioniere generale Stefano Fermante. Sarebbe stato lui, ieri, a presentare le dimissioni dall'incarico che aveva ottenuto alla fine del 2014, subito dopo il ciclone Mafia Capitale, anche se formalmente il passo indietro deve ancora essere protocollato. Prima o poi scoppierà il caso del presidente dell'Ama, Daniele Fortini, visto che ha già rimesso il mandato. Probabile che nel giro di due mesi venga scelto un altro amministratore unico ma non è detto che Fortini, senza una proroga ufficiale, possa aspettare tanto.

LE NOMINE
Ieri nel corso del consiglio comunale ci sono state anche le prime nomine. Oltre a Marcello De Vito, incoronato presidente dell'Aula dopo avere conquistato il titolo di mister preferenze, le vicepresidenze sono andate a Enrico Stefano (M5s) e Andrea De Priamo (Fdi). Annalisa Bernabei, 28 anni (M5s), sarà invece segretaria d'aula insieme al marchiniano Alessandro Onorato (in lizza fino all'ultimo con il collega di lista Cozzoli, che ieri ha ottenuto 3 voti).
Chi ha grandi aspettative sul primo governo di Roma a 5 Stelle è la variegata base del Movimento. Ieri hanno riempito l'Aula Giulio Cesare. Calca per entrare, polemiche perché «ai parenti dei consiglieri comunali è stata data la precedenza»: c'era una lista un po' come in discoteca, se non comparivi tra gli invitati, finivi tra i cattivi relegati nella sala della Protomoteca. Molti applausi, a sottolineare ogni passaggio del discorso della Raggi o l'elezione di De Vito, magliette con il simbolo del Movimento, il coro a fine seduta «onestà, onestà».

Ma non c'è stata neppure l'esplosione di entusiasmo che ci si poteva attendere la sala della Protomoteca con il maxi schermo era semi vuota, in piazza non c'era nessuno. Analizza un attivista del XV Municipio, Roberto Fasciani: «Teniamo conto che è comunque un giorno lavorativo. I romani si aspettano un miracolo, ma dovremo essere compatti e costruire attorno al sindaco una squadra molto forte. Serviranno almeno sei mesi per ripartire». Carla Serratore, 60 anni: «Io sono nel movimento dal 2007, abbiamo tutti dato il massimo in campagna elettorale. E all'inizio nessuno poteva immaginare che un giorno avremmo conquistato il Campidoglio». «Non siamo in molti? - osserva un altro - ma quale partito a Roma oggi potrebbe mobilitare tante gente?».