Atac, pochi controlli: assenze boom. 1.500 al giorno restano a casa

Atac, pochi controlli: assenze boom. 1.500 al giorno restano a casa
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 17 Dicembre 2017, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 12:05
È come se la scure sull'assenteismo dell'Atac annunciata col concordato fosse rimasta incastrata tra i montanti. La ghigliottina sui malcostumi della più grande partecipata dei trasporti del Paese, fondamentale per assicurare all'azienda del Campidoglio una navigazione tranquilla nei mari burrascosi della procedura fallimentare, per ora non è scattata; la puleggia non scorre. Anzi. L'ultimo rapporto interno certifica l'ennesimo record negativo. Bisogna tornare al settembre del 2015, più di due anni fa, per rintracciare numeri così disastrosi sulle presenze in servizio di autisti, macchinisti e impiegati della società di via Prenestina, un gigante malato da 11.450 dipendenti e debiti per 1,3 miliardi di euro.
LA STRATEGIA
Certo, il piano industriale non è ancora stato presentato ai giudici e i vertici dell'azienda, con la regia della giunta grillina, sono riusciti a ottenere un primo risultato non scontato, strappando la firma di quasi tutti i sindacati interni, solitamente bellicosi, su un accordo che considera inderogabile l'aumento della produttività (si passerà da 37 a 39 ore di lavoro settimanale, come prevede peraltro il contratto nazionale della categoria).
Ma è un fatto che per ora non si riesca ad abbattere un tasso di assenteismo che non ha paragoni nelle altre metropoli europee e che è addirittura il doppio di quello registrato a Milano. Eh sì, tra i dipendenti dell'Atm meneghina, nel terzo trimestre del 2017 (da luglio a settembre), il livello delle assenze è stato del 6,7%. Nello stesso periodo i colleghi dell'Atac hanno superato quota 13,5% (oltre 1.500 dipendenti assenti in media ogni giorno). Ferie escluse, in entrambi i casi.
Nel trimestre precedente (da aprile a giugno, quindi) il tasso di assenze a Roma era stato dell'11,6%. È il caso di ripeterlo: entrambe le rilevazioni sono mondate dalle ferie; il periodo vacanziero insomma non incide, perché vengono tenute in considerazione solo le giornate di malattia, i permessi sindacali e tutti gli altri congedi di ogni risma. E infatti è proprio leggendo voce per voce la sfilza di licenze e permessi che vengono fuori gli aumenti più sostanziosi.
LICENZE FAMIGLIARI
I congedi parentali? Raddoppiati. Si passa dall'1% secco delle giornate lavorative nel II trimestre, al 2,1% del III trimestre. Autisti e macchinisti fanno ancora meglio, rispetto all'andazzo generale. Tra gli addetti del metroferro i congedi parentali sfiorano il 2,7%, tra i dipendenti del servizio bus si rasenta il 2,4%. Aumentano in modo esponenziale anche le assenze per chi si avvale della legge 104, cioè l'assistenza a famigliari disabili: +27% tra la rivelazione di aprile-giugno e quella di luglio-settembre (si passa dal 2,7% del II trimestre, al 3,4% del III trimestre).
+110%
l'aumento dei giorni
di assenza per
congedi parentali
dei dipendenti Atac
Sarà un caso, ma nei mesi estivi capita spesso che congedi parentali e permessi ex 104 si ritrovino agganciati ai giorni prenotati per le vacanze. E, incredibile, lo stesso succede per le malattie. Non da oggi, va riconosciuto. È un vizio antico, qui a Roma. Anche nel 2016 le assenze da luglio a settembre superarono ampiamente quelle registrate in primavera. Ma non nella proporzione che è stata appena messa nero su bianco dall'ufficio del Personale di Atac. Numeri preoccupanti, anche perché arrivano a quasi tre mesi dalla richiesta del concordato in bianco al Tribunale fallimentare e dall'arrivo dei commissari nel quartier generale della municipalizzata. È soprattutto una spia di allarme che si accende nei corridoi di via Prenestina, in attesa che l'annunciata inversione a U prenda forma, con l'augurio che il report sull'ultimo trimestre dell'anno porti buone nuove.
 
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