Atac, rimozioni ferme da due anni: sulle strade è Sos doppie file

Atac, rimozioni ferme da due anni: sulle strade è Sos doppie file
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 17 Ottobre 2017, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 19:52
Il prossimo 3 novembre saranno due anni. Nella città della sosta selvaggia dilagante, dove la doppia fila ha ormai sviluppato ulteriori livelli di inciviltà, il Comune non può contare su un servizio di rimozione degno di questo nome. «L'appalto sarà internalizzato in Atac», disse l'assessore ai Trasporti, Linda Meleo, ad aprile, al termine di una seduta della commissione Trasparenza. Quando? Entro ottobre, assicuravano dal Comune. Eccoci allora, ma il progetto di assegnare la commessa alla più grande partecipata dei trasporti d'Italia, sull'orlo del crac, sembra essersi arenato. Ad accendere il semaforo rosso sono stati gli uffici tecnici del Campidoglio, per una serie di fattori.

CONTRATTO DA CAMBIARE
Il primo: in Atac mancano figure professionali in grado di svolgere la nuova mansione. Toccherebbe agli autisti, in teoria, guidare i carri attrezzi, ma dovrebbero cambiare profilo professionale (in teoria, anche il contratto); la mossa quindi non è di facile né immediata esecuzione, anche perché superate tutte le insidie burocratiche, i conducenti avrebbero bisogno di un'adeguata formazione prima di passare dal volante del bus a quello dell'autocarro per caricare le macchine in divieto di sosta.
Altra difficoltà: la rimozione delle auto parcheggiate in barba alle regole su strisce pedonali, posti disabili e in doppia fila, non è menzionata nello statuto di Atac. Che andrebbe quindi cambiato, con la convocazione di un'apposita assemblea dei soci. Ma il vero scoglio, in questa fase, è la procedura di concordato preventivo appena avviata e sottoposta al vaglio del Tribunale fallimentare.

LA CIRCOLARE
Come ha ricordato anche ieri una disposizione interna firmata dal presidente e direttore generale di Atac, Paolo Simioni, fino al 31 gennaio 2018 la municipalizzata potrà occuparsi soltanto delle «attività ordinarie». Lo stretto necessario per tenere in piedi un servizio già allo stremo, quindi la «manutenzione funzionale alla prosecuzione dell'attività d'impresa», i ricambi e altri materiali come gasolio e biglietti, il recupero dei mezzi, la sorveglianza. Nella circolare c'è scritto chiaramente che gli uffici della partecipata potranno operare «nella misura strettamente legata alle necessità di normale funzionamento dell'impresa». Tutti gli atti di straordinaria amministrazione, invece, dovranno essere preventivamente autorizzati dal Tribunale e rispondere a criteri di «assoluta necessità, di urgenza e indifferibilità».

APPALTI BLOCCATI
Ecco perché, almeno fino all'approvazione definitiva del piano industriale di Atac (va presentato ai giudici entro il 27 novembre, poi dovrà essere votato da quasi 1.200 creditori), il nuovo appalto dei carri attrezzi rimane nel congelatore. Nel frattempo a occuparsi delle rimozioni rimangono i (pochi) depositi giudiziari indicati dalla Prefettura. Gli stessi reclutati nel novembre 2015, quando il comando dei vigili, all'epoca guidato da Raffaele Clemente, ritirò la commessa pubblica al consorzio che aveva gestito il servizio per anni, perché alcune società collegate erano incappate in violazioni fiscali definitive accertate dall'Agenzia delle Entrate. Da allora le rimozioni sono andate avanti col freno a mano tirato: erano circa 25mila quelle realizzate nel 2015, sono state poco più di 10mila (10.029 per la precisione) quelle portate avanti l'anno scorso. Un crollo verticale, nonostante un segnale di ripresa nei primi mesi del 2017, in attesa del nuovo appalto che per ora rimane incagliato nella burocrazia capitolina. Con soddisfazione degli habitué della sosta selvaggia che, in larga parte, possono continuare a restare impuniti.