Roma, baraccopoli e insediamenti, ventidue zone da sgomberare: Ma i fondi del Comune sono insufficienti

Roma, baraccopoli e insediamenti, ventidue zone da sgomberare: Ma i fondi del Comune sono insufficienti
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 20 Settembre 2017, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 07:54
In fondo è sempre una questione di soldi. «Ma lo sa quante volte è tutto pronto per lo sgombero, i vigili sono sul posto, ma poi l'Ama ci manda un preventivo che non ha copertura», si sfoga Sabrina Alfonsi, minisindaco del Centro storico di Roma. E lo stesso dice la presidente del II municipio, quello che dai Parioli si allunga fino a San Lorenzo. Lei, Francesca Del Bello (Pd), pochi giorni fa si è vista recapitare una fattura da 77mila euro. Tanto ha chiesto la municipalizzata dei rifiuti per ripulire la baraccopoli germogliata intorno allo stadio Flaminio, il gioiello architettonico firmato da Pier Luigi Nervi e dal figlio Antonio che ha ospitato i mondiali del 60 prima e il Sei Nazioni di rugby poi, oggi fortino dell'incuria in attesa di un restauro che ancora non vede la luce, vittima della lentezza pachidermica della burocrazia capitolina.

L'ACCORDO
Il fatto è che da quasi due anni la partecipata del Campidoglio non si occupa più «in via ordinaria» delle bonifiche dopo gli sgomberi. Il nuovo contratto di servizio con il Comune - che pure fa affluire nelle casse della società quasi 12 miliardi di euro in 15 anni - non prevede bonifiche straordinarie. A meno che non le paghino i municipi, con fondi extra. Che però non sempre ci sono. E infatti... «Il nuovo contratto dell'Ama ha creato enormi difficoltà nel gestire situazioni di emergenza», lamenta ancora la presidente del I municipio, Alfonsi. «La verità è che procedere con gli sgomberi senza bonificare le zone interessate e soprattutto senza preoccuparsi di trovare una soluzione per chi viene sfrattato è dannoso, oltre che inutile», rimarca la collega del II distretto.

LA LISTA
Ecco perché oggi gli enti territoriali si ritrovano con le armi spuntate per guerreggiare col degrado. Gli accampamenti abusivi, nel frattempo, trovano terreno fertile e spuntano un po' ovunque, sotto i tunnel e accanto alle rovine romane. Solo nei primi due municipi della Capitale, quelli più centrali, ne sono stati contati 22, tutti segnalati più volte sia al Campidoglio che ai vari tavoli per la sicurezza. Per ripulirli servirebbe almeno 1 milione e mezzo di euro.
È una mappa che i residenti conoscono bene. Nel I municipio, l'amministrazione locale ha denunciato l'«urgenza» di sgomberare le baracche sul lungotevere Testaccio, in via Romeo Romei (dietro la Panoramica), in via Statilia, nei pressi di Porta Maggiore.
Nella lista figura ovviamente il parco di Colle Oppio, polmone verde con vista sull'Anfiteatro Flavio dove un anno fa una turista australiana fu vittima di violenza e pochi giorni fa è toccato a una studentessa americana denunciare un tentativo di stupro. Andrebbe sgomberata anche l'area di villa Mazzanti, ricovero di clochard dietro il caffè chic dello Zodiaco, poi piazza Vittorio, via Guerrieri, il giardino via Pomponazzi, a due passi da piazzale degli Eroi e dal suo mercatino del rubato.

TRA TUNNEL E MURA ROMANE
La giunta del II municipio invece ha chiesto di liberare largo Settimio Passamonti, tra San Lorenzo e la circonvallazione Tiburtina, così come quella sequela di giacigli di fortuna che scorrono in parallelo alle Mura Aureliane, e poi gli sbandati che alloggiano a piazza Bologna; si è già detto dello stadio Flaminio, ma alla lista bisogna aggiungere anche piazza Mancini, i giardini tutt'intorno al cimitero monumentale del Verano, il tunnel di Santa Bibiana che passa sotto la stazione Termini, i paraggi della stazione Tiburtina. E ancora piazza Confienza e via Monzambano (accanto alla città universitaria della Sapienza), viale di Villa Massimo all'angolo con via Severano, piazzale Flaminio, piazza dei Siculi e il Parco Sante de Sanctis.