Zanzara tigre a Roma, interventi al via ma con cinque mesi di ritardo

Zanzara tigre a Roma, interventi al via ma con cinque mesi di ritardo
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Venerdì 15 Settembre 2017, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 08:48

Le prime disinfestazioni da zanzara tigre che riguardano anche gli insetti adulti sono partite ieri sera, 24 ore dopo la firma dell'ordinanza da parte di Virginia Raggi: nella notte gli operatori dell'Ama ne hanno avviate nove, tra i 17 luoghi segnalati dalle Asl dopo i primi casi accertati di contagio da Chikungunya. Il numero dei contagi nel Lazio ieri è salito a quota 27, con dieci nuovi malati ad Anzio ma nessun nuovo caso nella Città eterna, dove si resta a quota sei. La aree interessate sono tutte comprese nel territorio dell'Asl Roma 2 - che comprende i municipi IV, V, VI, VII, VIII e IX - dove giovedì sera sono state sospese le donazioni di sangue, più nella zona di Torrevecchia, alla periferia nord-ovest della Capitale.
I DUBBI
Ma sulla risposta del Campidoglio all'emergenza Chikungunya non si fermano le polemiche. Prima quelle sui ritardi con cui sono state avviate le disinfestazioni. Andavano fatte ad aprile, ma sono partite solo adesso, anche perché il servizio che peraltro rientra in un bando di gara non ancora assegnato in via definitiva e temporaneamente gestito dall'Ama. La situazione si è arenata la scorsa primavera, quando la maggioranza M5S ha dovuto ritirare una delibera che prevedeva di continuare ad affidare ad Ama i servizi di derattizzazione e disinfestazione da specie infestanti nella Capitale. L'incertezza, adesso, tocca anche le modalità d'intervento. Fino alla tarda serata di ieri, infatti, nessuno dei Municipi coinvolti era stato informato di cosa debba essere fatto e di quali siano le strade e le piazze interessate. Un mistero dovuto ufficialmente all'esigenza di non creare timori ingiustificati in chi abita nei quartieri inseriti nella lista di interventi stilata dal Campidoglio, ma che sta ottenendo in molti casi l'effetto contrario.
LE DONAZIONI
Sospese le donazioni per 1,2 milioni di romani (quelli residenti nel territorio della Asl Roma 2), il sistema sanitario della Capitale si trova adesso a dover affrontare anche l'emergenza sangue. Da dieci regioni italiane - Calabria, Molise, Emilia Romagna, Sicilia, Liguria, Lombardia, Marche, provincia di Trento, Veneto e Toscana - sono arrivate per ora 849 sacche di sangue per sopperire al deficit, in una gara di solidarietà definita da Nicola Zingaretti un «bell'esempio di unità e generosità del Paese». Ma lo stesso governatore prova a spegnere gli allarmismi, spiegando che «non ci sarà carenza di sangue». Nel Lazio vengono raccolte circa 15mila unità di sangue al mese, di cui almeno 11mila nella sola provincia di Roma. La Capitale raccoglie nei suoi ospedali molti pazienti da altre regioni, soprattutto del Sud, e sono presenti circa 400 pazienti talassemici che necessitano di trasfusioni periodiche.
Fabio Rossi
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