Roma, botte e pistole puntate tra zio e nipote: far west a Monteverde per l'eredità contesa

Roma, botte e pistole puntate tra zio e nipote: far west a Monteverde per l'eredità contesa
di Marco Carta
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Lunedì 20 Novembre 2017, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 07:47
Un'eredità contesa e la famiglia che si divide fino a giurarsi vendetta. Le strade di Monteverde trasformate in una sorta di Far West notturno. Prima gli inseguimenti in auto, le scazzottate fra cugini e le intimidazioni con la pistola. Poi le denunce. E infine il processo. È così che giovedì scorso, un 39enne e suo zio, un maresciallo della Guardia di finanza in pensione, si sono ritrovati l'uno contro l'altro in un'aula di tribunale, al culmine di una tormentata e dolorosa vicenda famigliare nata nel 2006, dopo la morte di uno degli anziani genitori.
I beni materiali che fanno vacillare gli affetti, fino a dividere due fratelli. A causare i dissapori fra le due famiglie sarebbe stata una spartizione non equa dell'eredità. In particolare di un piccolo appartamento a Monteverde, che sarebbe finito nelle disponibilità di uno solo dei due figli, l'ex maresciallo della finanza ora in pensione. Il primo gelo sarebbe nato in quell'occasione, a ridosso del tragico lutto. Ma il distacco si sarebbe acutizzato sempre di più nel corso degli anni, contagiando anche i rispettivi figli. Tanto che il 20 novembre 2014 quando V. M, incrocia casualmente per le strade del quartiere suo cugino A. M., intorno alla mezzanotte va in scena il round finale.

LO SCONTRO
Fra i due i rapporti sono inesistenti, soprattutto dopo l'ultima lite avvenuta durante un pranzo nel dicembre precedente. E dopo essersi scrutati dalle rispettive macchine, V. M e suo cugino si ritrovano in strada a picchiarsi. «Era da tempo che ti volevo incontrare. Mo' te gonfio». E' a questo punto che entra di scena l'ex maresciallo in pensione. Il 65enne ha saputo che il figlio è nei guai. E allora si precipita sul luogo dell'aggressione. Invece di fare da paciere, punta una pistola, una Beretta calibro 9, verso il nipote V. M: «Vattene o sparo» grida l'uomo, ma impaurito forse dal possibile arrivo delle forze dell'ordine, è il primo a fuggire. I due cugini, rimasti di nuovo soli, riprendono a fronteggiarsi in strada. E secondo l'accusa, rappresentata in aula dal pm Gianluca Mazzei, V. M. avrebbe ripreso a colpire suo cugino con «calci e pugni e con un cavo di gomma tipo antenna tv». Il 39enne V. M., difeso dall'avvocato Michela Renzi, riporta anch'egli diverse ferite, ma l'accusa nei suoi confronti è quella di violenza privata e lesioni per aver causato al cugino «abrasioni al volto, ecchimosi orbitaria destra e lieve edema di Berlin in un occhio» giudicabili guaribili in 14 giorni. Mentre l'ex maresciallo si ritrova sotto processo per minacce, per aver «puntato da una distanza di circa due metri la pistola verso il nipote». Una pistola che l'uomo, per i pm, aveva portato «illegalmente fuori dalla propria abitazione», dove erano custodite anche 86 cartucce e un caricatore di scorta.
 
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