Scandalo alla Sapienza, esami truccati per diventare professore: 5 docenti nei guai

Scandalo alla Sapienza, esami truccati per diventare professore: 5 docenti nei guai
di Adelaide Pierucci
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Martedì 19 Settembre 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 16:52
Sarebbe bastato votare nella commissione concorsi per l'allievo favorito da un barone per ottenere in cambio la promessa di accelerare la carriera, magari con una cattedra o con incarichi a La Sapienza. Cinque luminari di diritto sono stati spediti ieri a processo dal gip Fabio Mostarda con l'accusa di corruzione. Niente scambio di soldi. I docenti, secondo la ricostruzione del pm Giorgio Orano, si sarebbero promessi scambi di favori per pilotare l'assegnazione di cattedre. Nel caso specifico il ruolo da prima fascia di diritto costituzionale all'Europea di Roma, università privata con base in via Aldobrandeschi. Un concorso indetto nel 2010 e che ormai da tempo hanno lasciato appesi all'onta di sapersi indagati il professore Aldo Loiodice, docente di diritto amministrativo all'Europea e di costituzionale a Bari; la professoressa romana Michela Manetti, titolare della cattedra di diritto costituzionale a Siena; Luca Mazzetti, prof di costituzionale a Bologna, e due cattedratici della facoltà di Scienze politiche dell'università La Sapienza a Roma, Beniamino Caravita di Toritto e Roberto Nania, ordinari rispettivamente di istituzioni di diritto pubblico e di giustizia costituzionale.

LA RICOSTRUZIONE
In base alla ricostruzione della procura i prof Caravita e Nania avrebbero chiesto alla collega Manetti, membro della commissione, di favorire un candidato appoggiato dal prof Loiodice, promettendo in cambio «una cattedra o incarichi professionali alla Sapienza». Per il pm la professoressa «in qualità di membro della commissione esaminatrice del concorso e dunque di pubblico ufficiale, avrebbe ricevuto la promessa per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio, ossia esprimere, a prescindere dal merito delle credenziali e delle prove dei candidati, il proprio voto per Filippo V., un ex allievo del professore barese». Accuse respinte dalla prof Manetti che, assistita dall'avvocato Cesare Placanica, punta ora a chiarire in aula il caso, ormai a rischio prescrizione. L'inchiesta, nata da una filone di indagine della Guardia di finanza di Bari, è scaturita da alcune intercettazioni che riguardavano il professore Aldo Loiodice. Un docente che si sarebbe attivato per garantire la cattedra al suo favorito. Il processo ora dovrà stabilire se le scelte erano dettate dalla visione del curriculum o dalle pressioni ricevute.