Guidonia, sparò ai banditi: indagato il poliziotto "eroe". L'agente si difende: «Erano armati e violenti, ho visto la morte in faccia»

Guidonia, sparò ai banditi: indagato il poliziotto "eroe". L'agente si difende: «Erano armati e violenti, ho visto la morte in faccia»
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 14 Giugno 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 10:22

Eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi. È stato iscritto nel registro degli indagati l'agente di polizia che a Guidonia, fuori servizio, ha sventato una rapina a un automobilista, dipendente del Car, e poi alla vista delle armi ha reagito aprendo il fuoco su due banditi incappucciati. Una decisione, quella della procura di Tivoli, destinata a riaccendere le polemiche sulla mancanza di tutele per chi agisce difendendosi. (nella foto il capo della polizia Franco Gabrielli stringe la mano al poliziotto) Tre i colpi esplosi, sparati in rapida successione dall'agente. Uno, sicuramente frontale, ha trapassato il torace di Emanuele Taormina, 23 anni, morto sul colpo. Un altro ha centrato all'addome l'amico, Simone Brunetti, stessa età, e stesso vizio, colpi violenti e rapine lampo per strada. Come quella di lunedì mattina, alle 8,55, a Collefiorito di Guidonia. Quando Taormina e Brunetti hanno speronato con un Fiorino rubato all'Albuccione una Fiat Punto guidata da un dipendente del mercato ortofrutticolo incaricato di depositare in banca novemila euro, gli incassi della notte.

LA DINAMICA
Il poliziotto, un lottatore delle Fiamme Oro fuori servizio, vede la scena. Il tamponamento, i rapinatori che scendono e aprono lo sportello della vittima e la colpiscono col calcio della pistola in testa. Allora accosta lo scooter e man mano si avvicina, pronto a impugnare la pistola. «Fermi, polizia», non fa in tempo nemmeno a pronunciare le prime parole che si ritrova puntate addosso le pistole (poi rivelatisi false) dei rapinatori. E allora ha sparato. «Erano violenti e armati - si è sfogato poi l'agente - Ho sparato per difendermi. Ho visto la morte in faccia». Nel giro di ventiquattrore, però, si è ritrovato iscritto nel registro degli indagati della procura di Tivoli con l'accusa di aver usato sì le armi in una situazione legittima, ma si dovrà valutare se con la massima accortezza.
Il pm Gabriele Iuzzolino e il procuratore capo Francesco Menditto per ora gli hanno contestato l'eccesso colposo dell'uso legittimo delle armi. Un atto dovuto, probabilmente, anche in vista dell'esame autoptico sulla vittima che sarà eseguito oggi nell'istituto di medicina legale dell'università La Sapienza. Se vorrà anche l'agente potrà nominare un perito. Al medico legale incaricato dalla procura, il dottor Aniello Maiese, è stato affidato anche un altro delicato incarico. Stabilire, tramite l'analisi del foro d'ingresso e di uscita del proiettile, anche la traiettoria del colpo che ha ferito gravemente il rapinatore ora in coma farmacologico, e operato d'urgenza all'ospedale di Tivoli: ha i polmoni perforati. Gli uomini della Squadra Mobile di Roma, in collaborazione con i colleghi di Tivoli, stanno ascoltando i testimoni.

L'ARRESTO
Simone Brunetti, il rapinatore in coma, da ieri mattina, è in stato d'arresto con l'accusa di tentata rapina. Ed anche se è intubato e sedato gli inquirenti ne hanno disposto il piantonamento della polizia penitenziaria col divieto di visita, anche dei genitori. Che sia stato colpito alle spalle, mentre era in fuga, o frontalmente, mentre brandiva la pistola contro il poliziotto, dovrà appunto stabilirlo il medico legale. «Forse stava per scappare», avrebbe riferito un testimone. L'avvocato Emanuele Libertazzi che lo assiste ne è certo: «La sua testimonianza sarà cruciale. Simone ha talvolta problemi a contenere la rabbia, ma è un ragazzo sincero». Lontano da droghe, aveva aperto da mesi una officina. Eppure di recente era stato arrestato dopo che aveva sfilato soldi, sotto minaccia, a diversi automobilisti di passaggio sulla Tiburtina. Nessun commento dai parenti di Emanuele Taormina non parlano. Ad Albuccione, il quartiere dormitorio di Guidonia noto per i pusher vedetta, si parla in piazza: «Quel ficcanaso. Una pistola vera contro pistole finte». Pistole, però, non giocattolo, secondo gli investigatori. Riproduzioni esatte e senza tappo rosso.