Il Tevere e l'emergenza alluvioni:
«In abbandono 700 chilometri»

Il Tevere e l'emergenza alluvioni: «In abbandono 700 chilometri»
di Fabio Rossi
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Venerdì 22 Settembre 2017, 07:54 - Ultimo aggiornamento: 18:26
Settecento chilometri con «assenza o carenza di manutenzione» - tra le rive del Tevere e dell'Aniene, fossi e canali - che causano uno «stato di rischio idraulico» per 250 mila persone che vivono a Roma e nella sua area metropolitana. L'allarme arriva dall'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale in una lettera indirizzata alla sindaca Virginia Raggi. Secondo il segretario generale Erasmo D'Angelis, per la Capitale è necessario aggiornare il piano di Protezione civile, «con l'inserimento delle nuove aree a rischio idrogeologico perimetrate dall'Autorità». Dopo i «recenti allagamenti in alcune aree della Capitale e dopo un'accurata verifica delle condizioni del reticolo idraulico nel territorio dell'area metropolitana - si legge nella lettera inviata al Campidoglio - emerge un gravissimo e pericoloso stato di rischio idraulico».

LA MAPPA
In particolare, spiega D'Angelis, «la pericolosità idraulica lega le zone fociali della bonifica storica di Ostia e di Fiumicino a numerose aree urbane come Torrino, Statuario, Tor Sapienza, Prima Porta». Nell'area urbana della Città eterna, invece, i principali problemi arrivano dalla strozzatura di Ponte Milvio, che mette a rischio di esondazione anche il quartiere Flaminio e le aree di Tor di Quinto, del Foro Italico e della Farnesina. Secondo l'Autorità, «all'effetto urbanizzazione con l'occupazione di spazi di esondazione naturale dei corsi d'acqua, si sono aggiunte criticità dovute allo stato di grave degrado e mancata o carenza di manutenzione del reticolo idrografico minore dell'ambito metropolitano: siamo a livelli inaccettabili e molto preoccupanti all'inizio della stagione autunnale».

La lettera è stata invita per conoscenza, tra gli altri, anche al capo del dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli, al ministro dell'Ambiente Gian Luca Gelletti, al presidente della Regione Nicola Zingaretti, e al prefetto Paola Basilone. D'Angelis sottolinea che «risulta evidente l'urgenza di avviare un programma di manutenzione dei corsi d'acqua e del reticolo secondario per garantire la loro massima capacità di deflusso sia in superficie che nelle reti fognarie». Il Governo da parte sua è pronto a stanziare 4-500 milioni di euro per mettere in sicurezza l'intero bacino del Tevere: fondi già disponibili, nel piano Italiasicura, ma che si scontrano contro la mancanza di progetti esecutivi già attuabili. Ma se le grandi opere sono di competenza nazionale, la manutenzione ordinaria del letto del fiume e dei suoi argini, nell'attraversamento della Città eterna, si perde tra mille rivoli di competenze mai chiaramente assegnate.

LA RISPOSTA
A stretto giro di posta arriva la prima risposta del Campidoglio all'emergenza sollevata dai tecnici: «È necessario dare vita con la massima urgenza a un task force inter-istituzionale per mettere in sicurezza il Tevere e l'Aniene e tutelare 250.000 cittadini dell'area metropolitana di Roma - si legge in una nota di Palazzo Senatorio - L'intervento dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale pone in evidenza le catastrofiche conseguenze dello sfruttamento indiscriminato del territorio (cementificazione selvaggia, abusivismo edilizio e consumo del suolo) e di quello che l'Autorità ha definito la carenza e assenza, che continua ormai da diversi anni, di manutenzione». In particolare, sottolineano dal colle capitolino, «relativamente ai corsi fluviali, può assurgere a modello l'Ufficio di scopo per il Tevere istituito lo scorso marzo da Roma Capitale: gli obiettivi sono la manutenzione, lo sviluppo e la tutela delle acque e delle sponde del fiume». Alla struttura hanno aderito dieci enti istituzionali, tra i quali la Regione, e 15 strutture della stessa amministrazione comunale.
 
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