La campagna del Messaggero/Le misure per la città sicura non restino solo promesse

di Paolo Graldi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Settembre 2017, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 03:17
Qualcosa si muove sul fronte dell’ordine e della sicurezza pubblica a Roma: la campagna del Messaggero sta funzionando.
La campagna del Messaggero sui rimedi contro il degrado, contributo d’analisi quotidiano, se volete perfino martellante, sintesi di uno stato d’animo diffuso e largamente percepito quasi con inquietudine, ha messo in moto insieme all’evidenza e alla gravità dei fatti, la macchina dei rimedi. Per parte del giornale, nessun merito particolare, sia chiaro, semplicemente la continua e doverosa e documentata constatazione dell’aggravarsi di un degrado diffuso, di una illegalità che si autoalimenta proprio perché lasciata alla deriva, contrastata quasi solo occasionalmente e mai attraverso un lavoro costante di contrasto nel quale siano coinvolte tutte le forze disponibili, tutte messe in campo senza eccezioni, tutte indirizzate verso obiettivi tangibili, comprensibili, valutabili in un radicale cambio di passo. 

C’è urgente bisogno di una nuova aria in città, nel comparto della sicurezza in senso stretto e, in senso lato, anche del commercio, del turismo, degli ambulanti, della vigilanza nei parchi pubblici fino ai trasporti, segnati dalla malattia endemica di chi considera che l’obbligo del biglietto sia un gesto facoltativo e perfino oltraggioso. Fatti gravi, violenza sulle donne in primo piano, raccontati senz’enfasi su queste pagine, producono e ingenerano un malessere che talvolta non è neppure sostenuto dalle statistiche (aumentano gli arresti insieme con i reati) e che tuttavia, riduce la vivibilità della Capitale. Una storia lunga, perfino antica, sommatoria di tante manchevolezze della politica di tante gestioni diverse e che buonismo d’accatto e lassismo dilaganti hanno finito per farne uno status permanente, per presentarla quasi una normale situazione alla quale rassegnarsi come a qualcosa di invincibile e ineluttabile. 

Le responsabilità sono molteplici, sempre e puntualmente rappresentate, alle quali neppure i cittadini, destinatari di un trattamento così ruvido e soverchiante, possono dirsi estranei, tirarsi fuori dal ventaglio delle trascuratezze. Anche perché è nella consapevolezza dei doveri di cui ciascuno deve farsi carico che si raggiunge un clima accettabile di convivenza, quel fattore di vivibilità che va ad incidere direttamente anche sull’economia, oltre che sulla qualità della vita di tutti. 

Si vive nella sensazione, anche soltanto girando per strada, di una deregulation allargata e opprimente, scandita dallo stato vergognoso del manto stradale su una infinità di arterie, fino alla caduta di alberi d’alto fusto lasciati privi di manutenzione. E, su tutto, il degrado che produce violenza, traffici illeciti. E non può bastare ricorrere ad esempi di capitali dove il crimine la fa da padrone per sentirsi più leggeri, assolti. Si è già detto: occorre un cambio di passo, una presa d’atto che il limite della sopportazione è stata superato e che misure nuove e davvero più incisive vanno adottate e mantenute ferme e attive nel tempo. 
Dunque, un tavolo di lavoro in prefettura, affollato di autorità preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico, di questi tempi, va sottolineato con compiacimento, rassicura ed è un buon segno che coglie e mette al centro del dibattito proprio la sicurezza e le sue diverse declinazioni. 

Un tavolo dove si sono dispiegate le critiche su ritardi, disattenzioni e trascuratezze in una materia tanto delicata, insieme con le insistenti proposte della campagna mediatica di un giornale come quello che avete tra le mani, fa ben sperare. L’aver raccolto le invocazioni del Messaggero è un buon segno d’attenzione, sperabilmente un cambio di passo. Se ne sente il bisogno di misure concrete, tangibili, utilizzabili dalla collettività. 
Qualcosa si muove fin da adesso, ma bisogna andare ben oltre le copiose promesse di prospettiva e comunque nell’elenco dei provvedimenti rintracciamo ciò che il giornale traeva dall’analisi della situazione: vigilanza, specie nei parchi, anche utilizzando squadre della polizia e dei carabinieri a cavallo, agenti di prossimità anche in periferia, deterrente visibile e tangibile, uso delle tecnologie attraverso applicazioni sugli smartphone per lanciare allarmi in caso di pericolo, ritorno e potenziamento a largo raggio della illuminazione stradale su aree tenute al buio anche nel centro storico, mano pesante contro le zone franche dove ogni scorribanda della criminalità è diventata possesso del territorio e via elencando. 

Disordine, sporcizia e abbandono, alleati naturali della violenza, come scriveva ieri con chirurgica precisione Carlo Nordio su queste colonne, diventano altrettanti nemici da combattere e sgominare, almeno nelle promesse. Dunque, niente leggi speciali senza senso come quelle invocate dal sindaco perché quelle ci sono già e sarebbe inutile aggiungerne, ma realistica presa d’atto che la Capitale ha bisogno di normalità in tutte le sue dimensioni, di giorno e di notte, a qualunque latitudine.

Insomma, quel che non si è visto finora ed anzi è andato progressivamente peggiorando. Non basta più organizzare con l’impeto dell’urgenza e dell’emergenza i tavoli delle buone intenzioni, aperti dopo che i fatti inquietano la vita della città. Meglio tardi che mai, comunque. Purtroppo qui non si tratta di fronteggiare una emergenza, oggi a Roma, ma una drammatica condizione di degrado progressivo. I rimedi ci sono, e sono chiari: prevenzione, più prevenzione e ancora prevenzione, signora Sindaco. Basta applicarli, grazie. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA