Mafia, il rapporto Dia: «Lazio laboratorio criminale: alleanza tra clan e gruppi locali»

Una villa sequestrata ai Casamonica
di Valentina Errante
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Giovedì 27 Luglio 2017, 09:02
Territorio strategico anche per le cosche di ndrangheta, sbocco per i clan camorristici e luogo di forte attrattiva per la mafia siciliana. È la situazione del Lazio descritta dalla Direzione investigativa antimafia che, nella relazione al Parlamento sul secondo semestre 2016, viene indicato come un Laboratorio criminale. «Tra le Regioni del Centro Nord - si legge nel report - quella che rappresenta l'espressione più pervicace della coesistenza tra diverse organizzazioni mafiose è senza dubbio il Lazio: un vero e proprio laboratorio criminale dove le propaggini dei clan si sarebbero, nel tempo, stabilite, infiltrate e anche alleate con i gruppi autoctoni».

LA SITUAZIONE
L'analisi evidenzia la presenza di clan di ndrangheta, mafia e camorra, che nel Lazio si sarebbero radicate adattandosi alle specifiche caratteristiche del mercato economico locale e riuscendo a trarre il maggior profitto con il minimo rischio. «Il Lazio e, in modo particolare, la Capitale, fulcro della vita politica, economica ed amministrativa del Paese, continua ad esercitare una forte attrattiva per soggetti appartenenti o contigui alla criminalità organizzata, compresa quella di origine siciliana». Cosa nostra si è infiltrata con un modus operandi basato «su una silente integrazione anche con la criminalità organizzata autoctona, in alcuni casi una vera e propria sinergia finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e al reimpiego di capitali». Famiglie da tempo sul territorio, dove oggi operano elementi delle nuove generazioni portatrici di un imprinting mafioso stemperato dalle mire imprenditoriali ma, non per questo, meno pericoloso. «Si assiste, così - scrive ancora la Dia - all'adozione di strategie volte a sbaragliare la concorrenza, in modo da favorire le aziende direttamente o indirettamente gestite da detti soggetti, ovvero in comportamenti estorsivi che incidono negativamente sul rendi- mento dell'impresa vessata da prelievi forzosi».

LA REALTÀ ROMANA
Roma non sta meglio, anche se il Tribunale ha derubricato a semplice organizzazione a delinquere Mafia capitale, alla quale fa cenno anche la Dia. «La realtà criminale romana, molto complessa e variegata - si legge nella relazione - non si esaurisce tuttavia nella diffusa corruttela ricondotta a Mafia capitale. Insieme a quest'ultima risultano coabitare infatti altre forme di criminalità, organizzata e comune, dedite al narcotraffico, ma anche alle estorsioni, all'usura, alle truffe e al gioco illegale».

I clan sono sempre gli stessi, ma nel business della droga, adesso, sono attive anche formazioni criminali strutturate, con ramificazioni in Italia e all'estero, prive di vincoli di affiliazione, in grado, però, di garantire consistenti importazioni di droga in favore di altri gruppi, anche di stampo mafioso. «Si conferma - si legge nella relazione - l'operatività del clan Casamonica, la cui componente principale risulta essersi gradualmente imparentata con altre famiglie rom, quali gli Spada, i Di Silvio, i De Rosa, gli Spinelli. Propaggini del clan risultano radicate anche nel basso Lazio e in Abruzzo. Si segnala, ancora, il rinnovato interesse di ex militanti della cosiddetta Banda della Magliana verso il settore degli stupefacenti, delle sale scommesse, del gioco d'azzardo e degli investimenti immobiliari»

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