Roma, «Metro, troppi stop sospetti»: sotto accusa 40 macchinisti

Roma, «Metro, troppi stop sospetti»: sotto accusa 40 macchinisti
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 23 Settembre 2017, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 08:10

«È no spettacolo», commenta il conducente mentre fa scorrere sul monitor la lista dei guasti capitati al suo treno, in un video goliardico divulgato nelle chat dei macchinisti dell'Atac. L'azienda dei trasporti romani, intanto, diramava ai malcapitati passeggeri l'ennesimo bollettino di un servizio al tracollo. Metro A: «Ritardi. Numero di treni circolanti inferiori rispetto al programmato». Metro B: «Ritardi. Numero di treni circolanti inferiori rispetto al programmato». Il mantra delle inefficienze che i pendolari capitolini conoscono a menadito.

Mentre nel quartier generale di via Prenestina aspettano il responso dei giudici sulla proposta di concordato, la metro romana piomba nell'ennesima crisi nera. Boom di guasti e di treni scartati (cioè rispediti in deposito per le riparazioni), causa di una manutenzione in perenne affanno, sia perché i fornitori, non pagati, centellinano le spedizioni dei pezzi di ricambio, sia perché gli investimenti pubblici sono crollati, come dimostrano anche i numeri dell'ultimo bilancio dell'azienda: si è passati dai 33,8 milioni del 2015 ai 24,5 milioni di euro del 2016.


IL SOSPETTO
Ma tutti i guasti sono reali? O c'è qualcuno che forza la mano, considerando il clima incandescente che si è creato con l'avvio della procedura fallimentare (un altro sciopero è in programma venerdì prossimo)? Solo negli ultimi giorni sono stati redatti rapporti interni contro 40 macchinisti della linea B. E altrettante relazioni si attendono per i conducenti della A. Di fatto, è l'avvio di un procedimento disciplinare. L'accusa? Essersi rifiutati di far marciare i treni, anche con guasti considerati superabili. In azienda, per fronteggiare l'aumento dei malfunzionamenti segnalati e per evitare la paralisi del servizio, è stato rispolverato un vecchio ordine interno del 2001, che prevede che il capo deposito ispezioni di persona i treni fermati per guasto. E in diversi casi sono state riscontrate disfunzioni che, secondo i responsabili, non avrebbero compromesso il servizio. Ecco perché i conducenti ora finiscono sotto accusa.

Un'altra infornata di procedimenti disciplinari, dopo le 2.014 contestazioni avviate nel 2016, come si legge nel rapporto di gestione, allegato al bilancio, firmato dal presidente e ad Paolo Simioni. Una mole di notifiche che ha portato, l'anno scorso, a 64 tra multe e sospensioni, quasi sempre per assenze ingiustificate, ritardi e per l'«interruzione del servizio per guasti successivamente non riscontrati». In 8 casi, compreso un dirigente, la municipalizzata ha proceduto con i licenziamenti, mentre un capostazione della Roma-Viterbo non è stato reintegrato anche dopo una sentenza del giudice del lavoro che ne intimava la riassunzione (Atac ha fatto ricorso).

BUSTE PAGA
Intanto, come ciclicamente avviene a fine mese, quando cioè vengono compilati i cedolini, nella più grande partecipata dei trasporti d'Italia si accende una spia d'allarme per gli stipendi. Ieri la segreteria del consiglio aziendale ha spedito una lettera alla direzione del Personale per chiedere «informazioni urgenti legate al pagamento degli stipendi del corrente mese». L'ex diggì Bruno Rota, del resto, disse che ormai è prassi trovare i fondi per le retribuzioni «nell'ultimo quarto d'ora».
 

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