Odevaine e l'affare-profughi: «Ecco le pressioni sui prefetti»

Odevaine e l'affare-profughi: «Ecco le pressioni sui prefetti»
di Sara Menafra
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Lunedì 2 Ottobre 2017, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 21:28
Erano in tanti ad essersi accorti del potere che Luca Odevaine esercitava al tavolo sui migranti del Viminale. Ma ora, a denunciare quelle pressioni ci sono i verbali dei prefetti che avrebbero subìto le pressioni provenienti dal dirigente considerato l'infiltrato della criminalità comune nelle stanze del governo. Dichiarazioni che molto probabilmente costeranno ad Odevaine un ennesimo processo, stavolta per traffico di influenze. Il prefetto di Enna, in particolare, avrebbe ricevuto indicazioni a suo dire «insolite» dalla collega Rosetta Scotto Lavina, all'epoca direttore dei Servizi civili per l'immigrazione e l'asilo, perché autorizzasse il trasferimento di centinaia di migranti nella struttura di un cliente di Odevaine. Il verbale è ora agli atti dell'ultimo troncone di indagine per la cosiddetta inchiesta Mafia capitale (dalla quale l'accusa di 416bis è caduta con la sentenza di luglio scorso).

IL VERBALE
A parlare è Fernando Guida, oggi al vertice della rappresentanza del governo ad Isernia. Secondo l'informativa del Ros agli atti dell'indagine guidata dai pm Michele Prestipino, Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, le sue parole dimostrano «la capacità di Odevaine Luca di influenzare l'orientamento dell'ufficio retto dal prefetto Scotto Lavina, finalizzata a favorire gli imprenditori a lui contigui». Le intercettazioni già agli atti dell'inchiesta lasciano pochi dubbi. In sostanza, Odevaine si sarebbe messo d'accordo con l'imprenditore di piazza Armerina Silvio Pranio, per far arrivare nel suo albergo un totale di 1.500 migranti, in piuù ondate. In cambio, Pranio avrebbe acquistato e modificato per Odevaine degli autobus per un suo nuovo business in Venezuela.

IL PREFETTO
I carabinieri hanno anche registrato le telefonate in cui Odevaine e il prefetto Scotto Lavina parlano, il 5 febbraio 2014, dell'imminente arrivo di un gruppo di migranti sulle coste siciliane e annotato come l'ex capo della polizia provinciale capitolina insista perché vadano nella struttura di Pranio. Dopo la richiesta del lanciatore di pizzini, il prefetto Scotto Lavina, dicono ancora i carabinieri, chiama il collega ad Enna e lo fa persino prima che nella provincia sia arrivata comunicazione formale dell'arrivo di migranti e della necessità di trovar loro una struttura adeguata. «Ho trovato anomalo - ha detto lui a vrbale aggiunto a verbale l'ex prefetto di Enna, a proposito delle richieste che gli arrivavano da Roma - che in qualche circostanza, due o tre volte, il ministero dell'Interno, nella persona del prefetto Scotto Lavina, mi avesse contattato per disporre il trasferimento di nuovi migranti presso la struttura riconducibile a Pranio Silvio, quando nessuna comunicazione ufficiale era stata ancora inviata da parte della prefettura di Enna al Dipartimento in merito a questa struttura. Ciò mi portava a dedurre che Pranio avesse modo di attingere a notizie riservate circa l'arrivo dei migranti direttamente dal Ministero». Lo stesso Guida ha poi spiegato e che, sulla base dei successivi accertamenti decise di ritirare l'accreditamento a Pranio, «soggetto poco affidabile a causa dei numerosi procedimenti penali. La questura mi fece sapere che, tra l'altro, impiegava abusivamente alcuni dei migranti che ospitava nella struttura».