Roma, raid omofobo contro la palestra dei Vanity Crew, i ballerini semifinalisti a Italia's Got Talent

Roma, raid omofobo contro la palestra dei Vanity Crew, i ballerini semifinalisti a Italia's Got Talent
di Marco Pasqua
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Venerdì 11 Agosto 2017, 11:54 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 16:02

«Fr..., via di qui». Sono scritte e disegni inequivocabili, quelle apparse a Centocelle, all’interno della palestra dei Vanity Crew, il gruppo di ballerini professionisti che si è fatto conoscere per la sua partecipazione a Italia’s Got Talent, dove è arrivato in semifinale. E che adesso, dopo questo raid omofobo, ha deciso di chiudere la sua palestra. «Questa era la nostra scommessa, ma ora non possiamo più andare avanti», ammette Simone Panella, leader del gruppo, insieme al compagno, Andrea Pacifici. Per questo Imma Battaglia lancia un appello al sindaco, Virginia Raggi: «La rinuncia di un gruppo di giovani alla propria passione è la rinuncia di una società intera! E' la rinuncia di una città ormai in preda al degrado culturale e morale, che è stretta in una morsa di ignoranza e grave discriminazione. Chiediamo di intervenire, non possiamo più tollerare il silenzio della Sindaca Raggi e della Giunta Capitolina. Chiediamo che si riapra urgentemente il tavolo delle associazioni per studiare un piano di intervento nella città e nelle scuole contro il pregiudizio, l’omofobia e ogni forma di discriminazione e chiediamo immediatamente un incontro affinché venga restituito un luogo simbolico e importante a questo gruppo di giovani danzatori vittime dell'odio, perché possano perseguire la propria arte, e che soprattutto dimostrino che la città non rimane in silenzio di fronte ad attacchi discriminatori e violenti». E per la Raggi, risponde il vice-sindaco, Luca Bergamo: «Sono solidale e vicino a chi lavora e frequenta la scuola di danza Vanity Dance Studio. Chi fa scritte omofobe manifesta solo ignoranza e aggressività che sono spesso prodotto della paura di chi non ha gli strumenti per affrontarle».

Un sogno, quello dei Vanity, racchiuso in 900 metri quadrati, suddivisi in tre sale, all'interno delle quali trasmettere l’amore per la danza a grandi e piccini. Nata un anno fa, dopo pochi giorni, però, aveva già iniziato a subire le attenzioni di alcuni vicini che non gradivano quella presenza. «Dal primo giorno che abbiamo aperto purtroppo abbiamo avuto problemi con alcune persone: minacce, discussioni, inseguimenti, atti intimidatori, allagamenti: tutto documentabile - denunciano i Vanity - Con tutte le forze abbiamo cercato di andare avanti cercando di creare un clima familiare all'interno della scuola. Non abbiamo ancora avuto il coraggio di denunciare l'accaduto, oggi troviamo il coraggio di parlare. Mi auguro che non accada ad altri quello che oggi è accaduto a noi! Perché tutto questo credetemi fa veramente male».
 

 

Sette le persone che compongono la crew, che ha anche avuto la possibilità di partecipare ad importante gare internazionali all'estero. «A giugno avevamo chiuso per ferie – spiega Panella – e quando, qualche settimana fa, sono rientrato nella palestra, ho visto queste scritte. Chi le ha fatte conosceva i nostri movimenti ed ha usato una porta difettosa per introdursi all'interno. Non me la sono sentita di denunciare subito tutto, perché mi sono vergognato. E’ una sensazione orrenda, che provo ancora. Mi sono sentito giudicato per quello che sono. Non è semplice essere gay e vivere in questa società». Adesso i ragazzi valuteranno se e come sporgere denuncia, insieme ad un legale. Ma quello che è certo è che il loro sogno, per adesso, chiude i battenti. «Qui non riusciamo più a vivere sereni», dice il leader del gruppo: «Questo attacco ci ha spezzato il cuore». 

«L´episodio intimidatorio alla Vanity Dance Studio è un gravissimo atto di omofobia che si scaglia contro un luogo che produce cultura e arte attraverso la danza. Scritte ed epiteti offensive sui muri della scuola hanno costretto alla chiusura della scuola.
La nostra solidarietà è totale verso la Vanity Dance, che ha deciso di denunciare l´accadutoContinuare a lottare non fermarsi, come abbiamo sempre fatto - sottolinea Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center - Noi saremo presto a Centocelle per poter sostenere la riapertura della scuola di danza, sostenendosi a vicenda nei momenti di difficoltà. Chiediamo alle istituzioni di vigilare. Roma non può continuare a subire attacchi omofobi del genere».

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