Impianto rifiuti al Salario, la rabbia dei residenti: striscioni, cori e proteste contro l'assessore Montanari

Impianto rifiuti al Salario, la rabbia dei residenti: striscioni, cori e proteste contro l'assessore Montanari
di Claudio Marincola
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Giovedì 21 Settembre 2017, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 13:08

Striscioni, urla, spintoni e insulti. L'accoglienza riservata ieri pomeriggio dai cittadini di Fidene all'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari misura la febbre crescente che accomuna molte periferie romane. Con l'aggravante che in questo caso era già successo: la stessa protesta, con relativa contestazione, era andata in scena nel giugno scorso, quando il comitato di quartiere e altre associazione locali avevano chiesto un incontro per chiedere la chiusura del Tmb Ama Salario a causa degli odori nauseabondi emessi dall'impianto che tratta i rifiuti. Puzza certificata dai sopralluoghi dell'Arpa, l'agenzia regionale protezione ambiente. Fioccarono accuse reciproche, seguite dalla promessa che l'amministrazione comunale avrebbe posto rimedio.

L'IMPEGNO
Tre mesi dopo, la Montanari, una donna minuta ma grintosa, è tornata ieri sul luogo del delitto, al parco di largo Labia. Si è fatta accompagnare dal dg Ama Stefano Bina, e dai politici, il dal presidente della commissione capitolina Ambiente Daniele Diaco e dal presidente del III municipio Roberta Capoccioni. L'impegno a posizionare nasi elettronici nell'area interessata, un territorio molto vasto, che va dal Salario alla Serpentara, per misurare scientificamente le emissioni non è bastato a calmare i cittadini. Anzi, le parole dell'assessore hanno fatto da detonatore. «Ci avete tradito, avevate promesso che avreste chiuso il Tmb, siamo stati presi in giro. Vergogna!».
La presenza di un cordone di polizia è stato il primo indizio che si temeva il peggio. E infatti è stato uno scontro al grido di «Buffoni!, Buffoni!». Un continuo gridarsi addosso, intervallato da tentativi di dialogo. «Quest'impianto non lo abbiamo realizzato, lo abbiamo trovato è stata la difesa del dg Bina siamo i primi a volerlo chiudere ma per ora non possiamo farne a meno fino al 2019, quando potremo convertirlo in un centro di raccolta di materiali. Ma prima è necessario che si riducano le 100 mila tonnellate di rifiuti prodotti». La frase che però ha fatto infuriare ancora di più i cittadini è stata quando il dg ha sostenuto che quest'estate l'impianto è rimasto «vuoto e sigillato». Affermazione in contrasto con la relazione dell'Arpa in cui si parlava di «rifiuti raccolti su quasi tutta l'area, con cumuli che raggiungevano notevoli altezze in parte superiori al piano di scarico».
«Quando esco in terrazza devo indossare una mascherina», si è lamentata una signora. L'assessore ha cercato di mantenere la calma ma l'ha persa quando è stata affrontata dall'ex parlamentare europea Roberta Angelilli. È volata qualche parola grossa, la Montanari ha minacciato di querelare l'ex deputata, esponente di An, ma intervenuta «in qualità di semplice cittadina». Erano presenti anche esponenti locali del Pd e anche Casapound che sta cercando, qui come in altri quartieri, di cavalcare la protesta contro la monnezza e contro la puzza.