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Secondo l'impianto accusatorio i quattro militari dell'Arma dietro compensi in denaro e altre utilità si sarebbero adoperati ripetutamente per fornire agli imprenditori indagati notizie riguardanti le attività di polizia giudiziaria in corso.
L'indagine era stata avviata in relazione all'attività di una serie di aziende di autodemolizioni che omettevano di bonificare le carcasse dei veicoli rottamati prima di conferirli alle altre ditte della filiera.
In base alle verifiche degli inquirenti i mezzi non venivano privati dei materiali e delle sostanze inquinanti e una volta compattati era attribuito un codice di classificazione che indicava un rifiuto «trattato ed idoneo» quando in realtà non lo era. L'indagine si è concentrata sulla società Italferro srl di Bologna che trattava 30 mila tonnellate annue.
Tra i militari coinvolti anche un luogotenente di 54 anni che era stato già sospeso dal servizio per una altra vicenda penale. «La Procura di Roma è grata ai carabinieri del comando tutela ambientale che hanno scoperto una falla al loro interno e raccolto prove fondamentali per eseguire provvedimenti restrittivi», ha affermato il procuratore aggiunto, Michele Prestipino.
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