Roma, rom del Camping River: pronto il trasloco negli hotel di Roma nord

Roma, rom del Camping River: pronto il trasloco negli hotel di Roma nord
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 3 Ottobre 2017, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 08:15
L'ultima carta che il Campidoglio è pronto a giocarsi pur di onorare l'impegno di smantellare il primo campo del Piano Rom targato M5S, è quella delle «strutture ricettive». Alberghi e bed & breakfast ai nomadi sfrattati dalle roulotte. Dopo avere scoperto - ma era del tutto imprevedibile? - che nessuno o quasi ha voglia di dare in affitto una casa ai rom, nonostante la garanzia del Comune di una caparra e un assegno mensile fino a 800 euro, l'amministrazione di Virginia Raggi ha in mente di collocare le famiglie del Camping River in hotel e affittacamere della zona. Per quanto? Sei mesi, per dare modo alle famiglie «indigenti» censite di trovare un appartamento, dato che finora nessuno ci è riuscito.

I TEMPI
Già questa settimana i primi 50 nomadi dovrebbero essere alloggiati negli alberghi di Roma Nord; sono state contattate alcune strutture nei quartieri di Prima Porta, Tomba di Nerone, Labaro e lungo la via Flaminia. Il tempo, d'altronde, stringe. Anzi, a dirla tutta, è già scaduto. Perché in teoria la baraccopoli sulla Tiberina avrebbe dovuto chiudere i battenti sabato scorso, il 30 settembre. Così almeno c'era scritto nella delibera votata dalla giunta a fine giugno, quella che ha avallato l'ultima proroga dell'accampamento di via della Tenuta Piccirilli, già finito sotto la lente dell'Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone.

I NODI
Ma i ritmi dettati dall'amministrazione si sono scontrati con le difficoltà logistiche delle soluzioni suggerite. A partire dalla via principale tracciata dal M5S per chiudere i campi rom, quella cioè di offrire ai nomadi un «contributo per l'affitto» per un massimo di 2 anni. La verità è che, almeno per ora, sui 100 nuclei famigliari del River, soltanto uno è riuscito a trovare un appartamento disponibile. Tutti gli altri no. Ci vorrà più tempo.

IL PIANO B
Ecco perché a Palazzo Senatorio è scattato il piano B. E ai residenti del Camping, come anticipato dal Messaggero il 21 settembre, è stata offerta un'alternativa. Cioè un bonus dello stesso importo - sempre fino a 800 euro - per chi sarebbe riuscito a procurarsi un «contratto di prenotazione di una struttura ricettiva diretta all'ospitalità temporanea, regolarmente autorizzata, per il tempo necessario alla ricerca di alloggi sul mercato libero e per la durata massima di 6 mesi». Anche se il Campidoglio ha fatto mettere nero su bianco che «Roma Capitale resta esclusa da qualsiasi responsabilità nei confronti della struttura ricettiva, sia in ordine al pagamento delle spese per l'ospitalità che per la permanenza della struttura da parte delle persone ivi ospitate». Nel senso: il Comune staccherà l'assegno fino a 800 euro per i rom, ma poi starà a loro pagare l'albergo.

Alla fine si sono attivati anche alcuni funzionari del Comune, interpretando l'insolito ruolo di agenzia viaggi, pur di riuscire a sbloccare una situazione ormai ingolfata. Alla fine, dopo una faticosa ricerca, le prime 20 famiglie - una cinquantina di residenti in tutto - dovrebbero essere trasferite entro il fine settimana negli alberghi che si sono resi disponibili. È solo il primo passo, dato che a quel punto resterebbero altri 40 nuclei famigliari da sistemare sui 61 a cui è stato riconosciuto il diritto all'assistenza comunale. Famiglie che, per il momento, restano nei container. Anche se gli uomini della Polizia locale hanno già iniziato a portare via qualche roulotte.