Roma, dal Campidoglio appalti irregolari per 500 milioni

Roma, dal Campidoglio appalti irregolari per 500 milioni
di Lorenzo De Cicco e Giuseppe Gioffreda
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Sabato 22 Luglio 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 13:42

Appalti «frettolosi e poco curati», affidamenti senza bando, proroghe continue, partecipate inadempienti ma mai sanzionate dagli uffici comunali. Un atto su dieci del Campidoglio è irregolare. Lo dice la Relazione sul controllo della regolarità amministrativa nel 2016 appena sfornata dal Segretariato generale di Palazzo Senatorio, a 24 ore dalla sentenza di primo grado nel maxi-processo di Mafia Capitale. Dalla manutenzione stradale all'utilizzo dei fondi europei, le commesse capitoline per cui sono state riscontrate anomalie riguardano impegni di spesa da quasi mezzo miliardo di euro.

AL SETACCIO
In tutto sono state passate al setaccio 2.235 determinazioni dirigenziali. Gli ispettori comunali hanno scovato 228 provvedimenti sospetti, tanto che nel corso del 2016 sono stati aperti 128 fascicoli di analisi e sono state spedite oltre 200 lettere di rilievo ai responsabili delle procedure. Nella maggior parte dei casi (151), gli atti firmati dai dirigenti sono stati bocciati per «carenze motivazionali», quasi sempre per il ricorso alle proroghe negli affidamenti; in 24 casi invece sono stati riscontrati veri e propri vizi di legittimità. Significa che i controlli hanno accertato «la totale carenza di motivazione o la sua manifesta illogicità».

I controllori del Campidoglio hanno scandagliato 1.346 provvedimenti che prevedono un impegno di spesa superiore a 200mila euro e 398 procedure negoziate, quindi senza un bando di gara europeo. Proprio nelle carte delle trattative riservate sono emerse le maggiori criticità, considerando che una su cinque è stata giudicata irregolare. Dal punto di vista finanziario le determinazioni controllate hanno coperto una «movimentazione contabile» di oltre 4 miliardi di euro (4.295.665.454), pari al 94% degli impegni di spesa di Roma Capitale. Facendo una proiezione, considerando che un atto su 10 sottoposto a controllo ha fatto riscontrare criticità e anomalie, significa che quasi mezzo miliardo di euro è finito in procedure irregolari.
Tra le criticità «croniche» del Campidoglio, gli ispettori dedicano un intero capitolo al malcostume delle proroghe degli affidamenti. Pur registrando, in alcuni settori, un cambio di rotta, si tratta ancora di un «fenomeno ricorrente in ampi spazi dell'attività amministrativa, dall'emergenza abitativa alle locazioni passive, dove si concretizza nel fenomeno delle indennità di occupazione». Le proroghe, avverte il rapporto, rappresentano «una concreta lesione ai fondamentali principi di concorrenzialità e trasparenza» e sono manifestazioni «di mancanza di adeguata programmazione nella gestione degli appalti».

Tra frazionamenti artificiosi delle commesse e offerte «anormalmente basse», gli uffici più richiamati nel 2016 sono stati quello dei Finanziamenti europei (40% di criticità sugli atti ispezionati), il dipartimento Partecipate (33%), il Turismo (25%), il Patrimonio (24%) e i Lavori pubblici (19%). Tra i municipi, nella black list finiscono il XIII (42% di atti richiamati sul totale delle procedure controllate), l'XI (21%), il IX e il XII (entrambi con il 20%).
Il settore dove sono state riscontrate «maggiori criticità» e «una certa impermeabilità alle osservazioni rilevate» è quello degli affidamenti alle partecipate del Campidoglio. Per esempio Ama: «A fronte di evidenti inadempienze contrattuali, si incontrino difficoltà ad irrogare le sanzioni, pur previste dal contratto di servizio», scrivono gli ispettori.

NEGLIGENZA
Il rapporto del Segretariato punta il dito anche sulla farraginosità - in alcuni casi vera e propria negligenza della macchina burocratica capitolina, che ha fatto emergere «comportamenti contrari ai doveri d'ufficio». Agli ammonimenti degli ispettori comunali, infatti, spesso gli uffici richiamati rispondono in ritardo. A volte ignorano del tutto i reclami. «Le risposte non sempre sono tempestive, determinando la necessità di una sollecitazione, a volte reiterata». Viene definita «ancor più grave, la mancata risposta» ai reclami, che rappresenta «l'inconsapevolezza della funzione collaborativa di tale tipo di controllo». Qualche numero: su 185 atti richiamati, solo nella metà dei casi sono arrivate risposte adeguate. In 22 casi i chiarimenti sono stati «insufficienti», per 27 atti i richiami sono caduti nel vuoto.

 
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