Non era certo l'unico a mettere in pratica una condotta così disinvolta. I funzionari dell'Ufficio Decadenze del dipartimento Politiche Abitative hanno scoperto che ad alloggiare in una casa dell'Erp (edilizia residenziale pubblica) in via Palmiro Togliatti era un inquilino che risultava già «proprietario di 5 immobili nel territorio del Comune di Roma».
EREDITÀ DI FAMIGLIA
Particolare che ovviamente poco si conciliava con «i limiti previsti dalla normativa vigente». Non solo: il titolare del contratto di affitto era deceduto nel 2013, ma già prima di passare a miglior vita aveva lasciato l'appartamento comunale al figlio. Che ora però, incastrato dal modulo 730, sarà costretto a traslocare. Lo stesso dovrà fare un altro inquilino, residente in via delle Isole Curzolane. Anche per lui l'amministrazione ha deciso di dichiarare la «decadenza dell'assegnazione dell'alloggio», dopo essersi accorta che il titolare del contratto disponeva anche «dei diritti di proprietà su immobili siti nel territorio nazionale».
Un altro inquilino che aveva ampiamente sorpassato il reddito minimo è stato pizzicato dagli ispettori capitolini nelle case comunali del Portuense, più precisamente in via Vaiano. «Il reddito del nucleo familiare - si legge nelle carte del Campidoglio - eccede il limite per l'accesso all'Erp, stabilito in euro 18mila». E lo stesso è accaduto anche in in via Federico De Roberto e in via del Trullo. Un residente di via Monte Scalambra, invece, aveva messo in piedi un'operazione ancora più complessa: pur non avendo più i requisiti per restare nel suo alloggio Erp, ha proposto al Campidoglio addirittura di acquistare l'appartamento in cui abitava, chiedendo logicamente un prezzo di favore, inferiore al valore di mercato in virtù del diritto di prelazione. Il Comune per fortuna si è accorto in tempo che l'affittuario era già proprietario di altri immobili «il cui valore catastale è risultato superiore al limite consentito». E ha stracciato il contratto.