Terremoto, a Roma piani fermi al 2008: manca il capo della Protezione civile

La metro chiusa dopo le scosse
di Alessia Marani
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Giovedì 19 Gennaio 2017, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 15:09

Mentre Roma trema dalla paura per il terremoto in Centro Italia e i romani abbandonano abitazioni e uffici in preda al panico, la Protezione Civile capitolina è senza un suo direttore. L'ex numero uno, Cristina d'Angelo, dal 10 novembre ha lasciato gli uffici di piazza di Porta Metronia per rientrare nei Vigili del Fuoco, servizio da cui proveniva, accettando l'incarico di Comandante provinciale di Campobasso.
 

 

Da allora il sindaco Virginia Raggi, nel caos nomine, non ha ancora ricoperto quella posizione così cruciale, assegnando l'incarico ad interim - l'ennesimo - al comandante generale della Polizia Locale, Diego Porta, professionista di lungo corso, ma già oberato dalle altre mille emergenze quotidiane della Capitale: dal traffico perennemente congestionato agli sgomberi del patrimonio immobiliare pubblico occupato abusivamente; dalle indagini di polizia giudiziaria in Procura, alla pianificazione dei servizi operativi della Municipale, tanto per citarne alcuni.

LE RICHIESTE
All'ingegnere D'Angelo sarebbe stato anche proposto di rimanere, ma la dirigente avrebbe richiesto come conditio sine qua non il supporto di un secondo funzionario che la affiancasse, non imposto o calato dall'alto, ma indicato per competenze tecniche e conoscenze specifiche, proprio per la mole di lavoro impressionante e delicata a cui l'Ufficio, in una città complicata e vasta come Roma, è sottoposto ogni giorno. I circa 65 dipendenti del dipartimento ora ribattezzato delle Politiche per la Sicurezza e la Protezione Civile, di cui venti a rotazione impegnati a rispondere alle urgenze nella sala operativa, da allora non hanno ancora un timoniere ad hoc.

Il Piano Generale di Emergenza di Protezione Civile di Roma poi - fatta salva l'integrazione del piano speditivo di protezione civile per l'Idroscalo di Ostia avvenuta con delibera di giunta del 18 novembre scorso - è ancora fermo al 2008 e degli aggiornamenti che dovevano essere fatti con cadenza biennale non c'è ombra. Questo sebbene la stessa Raggi, all'indomani dei terremoti in Umbria e Marche dell'ottobre 2016, dopo averlo letto dalle pagine del Messaggero, si rese conto che «c'è un piano di evacuazione vecchio, datato 2008», dichiarando di avere attivato gli uffici «per rinnovarlo, rivederlo e aggiornarlo».

RIUNIONI TECNICHE
Riunioni tecniche si sono susseguite con i Municipi allo scopo di rivedere i piani alla luce dei nuovi confini geografici delle municipalità, delle nuove edificazioni e delle caratteristiche idrogeologiche mutate, per ottenere aggiunte o conferme. Eppure la musica non cambia. Sul portale web del Comune di Roma (ammesso che una persona spaventata o in preda al panico abbia la lucidità, il tempo e la connessione disponibile per collegarsi) restano le stesse indicazioni, con le 72 zone di soccorso individuate vicino a metro e stazioni e le 114 isole di raccolta e adunata a disposizione della popolazione, da piazza San Giovanni a via del Tritone, da viale Parioli a piazza del Verano, e così via. Per scoprirle, però, bisogna fare un lavoro da certosini e arrivare alla parte terza del Piano per scorrere le istruzioni dalla pagina 546 in avanti. Un'impresa per nulla semplice e immediata, soprattutto non pubblicizzata. Nè le strade o piazze individuate sono indicate dalla segnaletica.

LA COMUNICAZIONE
Non c'è da stupirsi, allora, se alla sezione 4.1 del Piano dedicata alla Informazione alla popolazione, si rimanda addirittura a un indirizzo (www.protezionecivilecomuneroma.it) non più valido e operativo (se ci si clicca sopra, si apre la finestra bad request, invalid hostname) dove però dovrebbero trovarsi tutte le informazioni «sulle attività di prevenzione e previsione» nonché «il vademecum con la guida ai rischi e ai comportamenti da adottare in caso di emergenza». Sito la cui sezione news sull'home page «in caso di emergenza sarà interamente riservata all'evento» - si legge - e su cui «si potranno trovare notizie aggiornate e informazioni utili sui comportamenti da adottare».
Alla pagina 482 il Piano specifica bene anche i canali di comunicazione che privilegiano «determinati mezzi di comunicazione». Ossia: «Manifesti da affiggere in città o in specifiche zone della città, opuscoli e vademecum da distribuire nei luoghi pubblici, in scuole, uffici, ospedali, municipi, ecc...». Ma dopo quasi dieci anni, i terremoti di L'Aquila, Amatrice, Umbria e Marche, sono ancora una chimera.

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