San Camillo, appalti del Giubileo truccati: in nove a giudizio

San Camillo, appalti del Giubileo truccati: in nove a giudizio
di Michela Allegri
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Venerdì 20 Gennaio 2017, 08:20
Appalti pilotati, bandi cuciti su misura per le ditte amiche. Fatture gonfiate, lavori contabilizzati due volte e, addirittura, mai realizzati. E ancora: mazzette, regali e minacce. Il pm Stefano Fava tira le fila dell'inchiesta sulla rete d'illegalità che si estendeva tra i padiglioni dell'ospedale San Camillo Forlanini: su richiesta della Procura, nove persone sono finite a giudizio con rito immediato, con accuse che vanno, a seconda delle posizioni, dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti, dall'estorsione al falso, fino al peculato e alla truffa. Le contestazioni si riferiscono alla gestione d'interventi di ristrutturazione del nosocomio. Commesse che comprendevano anche i lavori banditi in occasione del Giubileo.
Il dominus delle operazioni illegali, a detta degli inquirenti, era Alessandro Agneni, architetto, direttore dell'Unità di Ingegneria dell'ospedale, licenziato e finito in carcere poco più di due mesi fa. Per agevolare una ditta amica, avrebbe ottenuto soldi, lavori di giardinaggio nella sua casa a Nerola, interventi di manutenzione in un appartamento in via Giolitti. Lo stesso appartamento sarebbe stato preso in affitto da uno degli imprenditori favoriti: per il magistrato sarebbe il prezzo della corruzione, anche perché la casa non sarebbe mai stata occupata. Tra le contestazioni a carico del dirigente, anche un peculato da 145 mila e 551 euro.
L'ESPOSTO
L'inchiesta è scattata lo scorso anno, in seguito a un esposto presentato dell'ex direttore generale Antonio D'Urso. Il dg si era infatti accorto che i lavori di ristrutturazione degli impianti antincendio ed elettrico, sebbene contabilizzati, non erano stati eseguiti. Gli interventi erano stati subappaltati alla Stim srl, ditta riconducibile ad Agneni. Per l'accusa, il dirigente avrebbe guadagnato «consentendo a tale società di svolgere lavori senza autorizzazione, imponendola come esecutrice dei lavori del Giubileo dopo aver turbato la gara», si legge nell'ordinanza d'arresto. Uno degli espedienti usati dagli indagati per gonfiare gli importi delle commesse, consisteva nella fatturazione di servizi definiti «complementari». Si trattava in realtà d'interventi duplicati sulla carta, e quindi pagati due volte. Lo stratagemma era stato utilizzato per favorire la società Cofely Italia Spa. A processo anche Rita Aurigemma e Luca Carlesi, referenti della Cofely, e Daniele Saccà, amministratore unico della Stim.
 
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