Più nel dettaglio: i trapianti sono stati portati a termine dall'équipe guidata da Massimo Iappelli, responsabile del
programma trapianto di rene. Spiega: «Il primo intervento ha riguardato due fratelli di 32 e 29 anni, dove il minore era in dialisi da tempo e ha avuto trapiantato il rene donato dal fratello. L 'intervento è durato complessivamente sei ore, e il donatore è stato dimesso dopo tre giorni. Il secondo caso, definito tecnicamente trapianto di rene pre-empitive, è stato eseguito su una donna di 48 anni, seguita come la prima coppia dalla Nefrologia del San Camillo, che ha ricevuto l'organo dal marito. Questo tipo di trapianto viene effettuato su pazienti non ancora dializzati, su i quali i risultati a lungo termine sono migliori rispetto a quelli già in trattamento dialitico».
Perché è importante il trapianto di rene da donatore vivente? «Si tratta di un'opportunità che permette di centrare tre
importanti obiettivi: evitare la dialisi, ridurre i tempi d'attesa per avere l'organo da trapiantare e conoscere anticipatamente le caratteristiche del donatore e quindi la qualità dell'organo da trapiantare». Commenta il direttore generale del San Camillo, Antonio D'Urso: «Il nostro Centro interaziendale trapianti diretto da Giuseppe Maria Ettorre sta incrementando notevolmente il numero di trapianti non solo di rene, ma anche di fegato e cuore, a conferma di un indiscusso ruolo primario tra le strutture pubbliche per interventi di alta complessità». Il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: «Siamo orgogliosi di questa eccellenza»
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