Roma, tangenti sui lavori, le intercettazioni choc: «I tombini li puliamo per finta»

Roma, tangenti sui lavori, le intercettazioni choc: «I tombini li puliamo per finta»
di Michela Allegri
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Domenica 20 Dicembre 2015, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre, 19:20


Strade allagate e martoriate da voragini rattoppate alla meno peggio, ma anche asili, scuole e ospedali rimessi a nuovo con materiali spesso scadenti e di bassa qualità. Con "roba turca", dice un imprenditore intercettato, che avrebbe reso necessario un nuovo intervento a distanza di poco tempo. Tra gli atti dell'indagine dei pm Stefano Pesci e Alberto Pioletti, che hanno scoperchiato un giro di corruzione che legherebbe a doppio filo la pubblica amministrazione al mondo delle imprese private, e che ha già portato dietro le sbarre sette funzionari del Campidoglio, spuntano nuove intercettazioni shock su lavori di manutenzione approssimativi che spaziano dal I al XX Municipio. Tra gli escamotage utilizzati dagli imprenditori per guadagnare, si legge in un'informativa dei carabinieri del Noe, c'era infatti quello di farsi pagare per interventi mai realizzati. Lavori semplici, ma fondamentali per il buon funzionamento, in particolare, delle strade della Capitale. Come nel caso della pulizia delle "caditoie", cioè i tombini posti ai lati delle vie e che dovrebbero drenare l'acqua piovana. «Non le puliamo - dice lo scorso maggio un imprenditore intercettato - è chiaro che io faccio finta che le pulisco, ma chi c... le pulisce, dai!». Secondo gli investigatori, le omissioni riguarderebbero i lavori difficili da controllare. In questo caso, infatti, i tombini «si sarebbero risporcati in breve tempo, rendendo arduo contestare l'omissione». La conseguenza è palese: ad ogni acquazzone, le strade di Roma si allagano.

TAROCCATI
Nel fascicolo, però, ci sono conversazioni ancora più preoccupanti, in cui i funzionari ammettono di aver "taroccato" i verbali di controllo, consapevoli del fatto che alcune ditte avrebbero svolto lavori approssimativi. L'11 maggio, per esempio, un tecnico del dipartimento Simu ora in carcere, Francesco Pantaleo, telefona a un imprenditore "amico" e lo redarguisce. Dice di essere stato convocato «dall'assessore, che entro la settimana vi vuole vedere lavorare con i nuovi chiusini», cioè i coperchi in ghisa di pozzetti posti su strada. «Non vuole roba turca - specifica il funzionario - dovete fare vedere che state là, naturalmente dopo ci penso io sul discorso contabile». L'imprenditore replica: «Abbiamo iniziato, non capisco il problema». Il dipendente pubblico risponde che l'"imbroglio" è troppo evidente. «Quando abbiamo fatto le prove con quelli turchi a 120 kg si sono spaccati e dovevano reggere 400 kg» dice, e si rende disponibile a mentire: «Io su questi mo' gli dirò che abbiamo fatto la prova e che è andato tutto bene, pero`...».
LE SOMME URGENZE
Tra i "mezzucci" usati dai funzionari per favorire gli imprenditori c'è anche quello che gli inquirenti definiscono «meccanismo delle somme urgenze». Fingendo che l'appalto da assegnare riguardi interventi, appunto, di "somma urgenza", si procede all'affidamento diretto. Di questa modalità d'azione «avrebbe abusato un dirigente della sezione Edilizia Scolastica del Simu - scrivono gli investigatori - tanto da costringere l'amministrazione a procedere a verifiche a campione sui lavori». In un caso, addirittura, sarebbero stati eseguiti interventi su un edifico privato diverso da quello pubblico al quale erano destinati i fondi.
Il sospetto della Procura è che bustarelle e regalie intascate dai tecnici comunali possano essere state spartite anche ai piani alti. Gli arrestati, infatti, avrebbero intenzione di collaborare e di fare i nomi di colleghi e, soprattutto, di dirigenti e capi di dipartimento che potrebbero essersi arricchiti con le tangenti sborsate da un ristretto numero di imprenditori.
 

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