Tronca, allarme corruzione: a Roma regole inadeguate

Tronca, allarme corruzione: a Roma regole inadeguate
di Lorenzo De Cicco e Mauro Evangelisti
3 Minuti di Lettura
Domenica 26 Giugno 2016, 09:41 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 08:11

ROMA Nel labirinto oscuro e infinito del Campidoglio si nasconde e prospera la corruzione. Una struttura complessa e articolata, in cui a volte è quasi difficile individuare i responsabili delle procedure, fa prosperare il malaffare, quello che nel 2014 ha fatto esplodere Mafia Capitale. Parte da questa constatazione la relazione di Francesco Paolo Tronca, scritta dopo otto mesi vissuti alla guida del Campidoglio come commissario, tra la caduta di Ignazio Marino e l'insediamento di Virginia Raggi. Tronca al nuovo sindaco ricorda: «A far data dal mese di dicembre 2014, data in cui si appalesata l'esistenza del fenomeno di Mafia Capitale, una delle priorità da affrontare è stata quella di dotarsi di strumenti operativi atti ad arginare fenomeni di mala amministrazione». Ma quali sono le criticità trovate dal prefetto, che in questi mesi ha lavorato sia in collaborazione con l'Anac, l'autorità Anti-corruzione guidata da Raffaele Cantone, sia in parallelo con l'attività degli ispettori che furono inviati dalla Prefettura di Roma? «Roma Capitale ha un quadro regolamentare obsoleto e, sotto certi aspetti, inadeguato». Ancora: «Il contesto interno di Roma Capitale evidenza un'articolazione organizzativa dalle dimensioni macroscopiche tali da comportare una così forte complessità nell'individuazione dei processi, con i relativi quadri di responsabilità».

«DEVIANZE TRA I DIPENDENTI»
L'azione amministrativa del Campidoglio risulta quindi ingolfata, «frammentaria e intempestiva». Tutto questo a fronte di un contesto esterno che, dall'indagine sul Mondo di mezzo in poi, ha fatto emergere «le pericolose relazioni tra le organizzazioni criminali e l'area istituzionale, con possibili devianze dell'apparato burocratico-amministrativo locale».
Il prefetto mette nel mirino il sistema degli appalti trovato in Campidoglio e nel report denuncia «il frequente ricorso alle procedure negoziate», così come «l'elevata frammentazione delle procedure e delle stazioni appaltanti», sempre per evitare gare aperte e trasparenti.

RIBASSI SOSPETTI
Tronca fa un esempio concreto di come si sia rivelata complicata la lotta alla corruzione. Quante volte si è parlato dell'effetto benefico della rotazione dei dirigenti? Bene, scrive Tronca: «La rotazione del personale ha prodotto una conflittualità interna tale da promuovere impugnative di tutti i piani anti corruzione sia in sede civile, presso il giudice del lavoro, che amministrativa, presso il Tar del Lazio». Tronca ha riformato questo strumento, per salvarlo da eventuali ricorsi, e ha varato un piano anticorruzione, mentre sul fronte della spesa, per arginare sprechi e bustarelle, ha riorganizzato il processo di acquisizione di beni e servizi, con una nuova Centrale unica di committenza, divisa in due: da una parte i servizi, dall'altra i lavori pubblici. Un intervento sbloccato solo in extremis dal commissario, necessario per mettere ordine in un settore dove le «anomalie» nei ribassi d'asta sono la regola (dal 42 fino al 56 per cento) e dove a sorvegliare sulla corretta esecuzione degli interventi, per paradosso, erano proprio le ditte incaricate dei lavori. Un controsenso che Tronca ha provato a rompere, separando in due appalti diversi controllati e controllori. Ma tutti i nuovi bandi per riparare le buche della Capitale sono bloccati. «Fino al 2017», scrive il commissario. Per riportare la Capitale fuori dal pantano amministrativo la strada, non solo in senso figurato, è ancora piena di ostacoli.