Roma, Trony, dal boom alla bancarotta: spariti nove milioni

Roma, Trony, dal boom alla bancarotta: spariti nove milioni
di Valentina Errante
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Mercoledì 22 Marzo 2017, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 12:36

Quasi sette milioni di euro prelevati in contanti in quattro anni e poi storni, giroconti, trasferimenti di denaro a San Marino. Per il pm Stefano Fava il retroscena del fallimento del Gruppo Edom spa, la holding che gestiva la catena commerciale Trony (otto punti vendita chiusi nella capitale e oltre cento persone senza lavoro), è una bancarotta fraudolenta messa in atto dal patron del gruppo, Alessandro Febbraretti, amministratore legale di Edom società, dal consulente finanziario Filippo De Angelis, da ieri in carcere, e dalla loro collaboratrice Barbara Bartolini, agli arresti domiciliari. I soldi finivano allo Ior, attraverso un alto prelato, e a San Marino mediante la Fidens project Finance sa di Febbraretti e De Angelis. La stessa società che volevano utilizzare Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e Fabrizio Testa, per i quali De Angelis, detto il banchiere, poteva essere un tramite per portare soldi all'estero.

LA VICENDA
Le indagini nascono nel 2013, quando un accertamento dell'Agenzia delle Entrate che porta all'arresto di Febbraretti e a una condanna a tre anni e dieci mesi per un'evasione di 10 milioni di euro. Il calcolo adesso è salito a 100 milioni con l'aggiunta delle nuove accuse: mentre la società si avviava verso il default, i tre indagati, che avevano ufficialmente abbandonato ogni carica, avrebbero continuato a programmare le strategie economico-finanziarie, in completa autonomia rispetto agli amministratori formalmente nominati dopo la richiesta al Tribunale di un concordato preventivo. Gli accertamenti bancari e le rogatorie a San Marino hanno consentito di ricostruire tutte le operazioni attraverso le quali sarebbero state svuotate le casse: dai quasi 7 milioni di prelievi in contanti in quattro anni, all'alterazione della contabilità, fino all'occultamento dei corrispettivi, alla contabilizzazione di costi fittizi e all'annotazione di meri giroconti e storni privi di qualsiasi giustificazione economica. Così sarebbero stati distratti 9,5 milioni di euro.

MAFIA CAPITALE
È il 13 dicembre 2012 quando De Angelis, chiamato da Testa il banchiere, incontra Carminati. Al broker Testa, imputato nel processo a Mafia capitale, ha affidato la gestione di 250 mila euro e un milione di euro in obbligazioni. E dalla maxi inchiesta sugli affari del Mondo di mezzo emerge anche il tentativo di Febbraretti di acquisire tramite fondi del gruppo Edom la banca commerciale sammarinese.

LO IOR
Il nome di Febbraretti è finito anche nelle intercettazioni dell'inchiesta sullo Ior, uno dei canali, secondo gli inquirenti, attraverso i quali trasferiva i capitali all'estero. È monsignor Gaetano Bonicelli, indagato nell'inchiesta sulla banca Vaticana, a parlare del patron di Trony il 17 ottobre del 2012: «Io ti avrei chiamato - dice il prelato al telefono a un interlocutore non identificato - come si chiama quello che mi ha dato i soldi?». E l'uomo risponde: «Febbraretti, il padrone della Tony, della Edom».