Turista stuprata a Roma, il romeno arrestato: «Non sono stato io, voglio il test del Dna»

Turista stuprata a Roma, il romeno arrestato: «Non sono stato io, voglio il test del Dna»
di Adelaide Pierucci
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Sabato 8 Ottobre 2016, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 08:03

Giura di non essere lui lo stupratore di Colle Oppio. Quasi adombra un clamoroso sbaglio di persona. Così quando ieri è stato interrogato dal giudice, Eduard Oprea, il quarantenne romeno, accusato di aver rapinato, picchiato e stuprato una turista australiana, ha chiesto di essere sottoposto al test del Dna. Uno slancio però che non ha sortito effetto sul giudice Giulia Proto che concluso l'interrogatorio di garanzia ha disposto per lo straniero il carcere, vista «l'inaudita ferocia» mostrata su una donna e «l'assoluta incapacità di gestire gli impulsi sessuali». L'accusa è granitica e il giudice la ricostruisce passo passo. Da quando Eduard conosce al Twins, un disco pub a una passo dalla stazione Termini, l'australiana, a quando escono insieme, e lui, con una scusa la porta a Colle Oppio. Spezzoni di una notte di paura ricostruita con le immagini delle telecamere, il racconto della vittima, il rinvenimento il giorno dopo dello stupro di un paio di slip strappati e la borsetta vuota della vittima. E' la notte tra il 2 e il 3 ottobre.

 

LA SCUSA
Dopo l'una, l'australiana, forse troppo ubriaca, voleva tornare in albergo, ma il romeno con la scusa di mostrarle una chiesa la conduce verso il parco. La chiesa non c'è, la donna si insospettisce, il romeno cerca di baciarla, allora lei scappa. Ma il romeno non si dà per vinto, la insegue, «la raggiunge, le sferra un violento pugno sul viso al punto che la povera vittima cade sulla strada e perde i sensi». Quando la donna riprende conoscenza, si accorge che perde sangue, che è nuda, senza slip, ha dolore al viso e «alle parti intime», come sottolinea il giudice, e quindi capisce di essere stata stuprata. Ma non solo. La donna si ritrova senza borsa, senza documenti, senza carte di credito. Ma anche senza gioielli. Non ha più nulla, spariti insieme alla borsa cinquemila dollari australiani e trecento sterline. La vittima però lo ricorda bene il viso del romeno. Qualcuno ha raccontato che si sarebbero anche baciati nel pub. Così quando la polizia le mostra decine di foto segnaletiche, lo indica, senza ombra di dubbio. Bastava prenderlo a quel punto. E quando gli investigatori bussano a casa del fratello che lo ospita dall'ultima scarcerazione, anche gli ultimi dubbi sfumano. Quella notte, racconta il padrone di casa, cercava il passaporto, era nervoso, tanto da scappare. Torna a Roma solo un paio di giorni dopo quando crede di non essere più braccato. E invece alla stazione Giustiniana scatta l'arresto. In tasca ha mille dollari australiani. Ieri, interrogato in presenza dell'avvocato di fiducia Andrea Palmiero, ha raccontato la sua verità: «Chiedo il test del Dna. Usciti dal pub lei ha incontrato due magrebini. Uno mi ha sferrato un pugno e mi ha anche colpito di striscio con un coltello, allora impaurito sono scappato». Ma Eduard è un pugile, e in genere non scappa.