Roma, uccise la madre che non gli rivelava il nome del padre: chiesti 30 anni

Roma, uccise la madre che non gli rivelava il nome del padre: chiesti 30 anni
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Mercoledì 20 Settembre 2017, 14:44 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 13:54
Uccise la madre perché non gli voleva rivelare chi fosse suo padre. Oggi, per il 24enne Lorenzo Borghi, il pm Vittoria Bonfanti ha chiesto una condanna a 30 anni di reclusione per l'accusa di omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi, dalla minorata difesa e dall'aver commesso il reato contro l'ascendente. Il gup Vilma Passamonti, davanti al quale si svolge il processo col rito abbreviato, ha aggiornato l'udienza al 4 ottobre prossimo per l'intervento della difesa e per la camera di consiglio che porterà alla sentenza.

Lorenzo Borghi fu arrestato nel giugno dello scorso anno dopo che la madre Paola (pensionata di 65 anni che per anni aveva lavorato in un'Asl capitolina) fu trovata morta nel suo appartamento in zona Appio a Roma. La donna era riversa sul pavimento della camera da letto, semivestita, con un cuscino sul viso e una molletta sul naso. Il figlio Lorenzo, secondo la ricostruzione accusatoria, aveva palesato astio nei confronti della madre perché la donna non voleva rivelargli l'identità del padre.

Fin dall'inizio i sospetti degli investigatori si concentrarono su di lui.
Il ragazzo inizialmente raccontò che alcuni ladri si erano introdotti in casa rubando i contanti che la madre aveva prelevato il giorno prima, aggiungendo di aver saputo che la donna alcuni giorni prima aveva perso le chiavi di casa. Secondo quanto si apprese, raccontò che la notte stava dormendo quando fu svegliato da alcuni rumori sospetti; e che, entrato in camera da letto, aveva trovato la madre stesa sul pavimento. Questa versione non convinse chi indagava (l' appartamento non presentava alcun segno di effrazione); poco dopo, Lorenzo Borghi crollò e confessò di essere l'autore dell' omicidio. Per lui si aprirono le porte del carcere; adesso nei suoi confronti è stato istruito il processo che, dopo la richiesta di condanna di oggi, ad inizio del prossimo mese si definirà con la sentenza.
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