Roma, la storia di Silvia: «Per i no-vax stavo perdendo mio figlio»

Roma, la storia di Silvia: «Per i no-vax stavo perdendo mio figlio»
di Raffaella Troili
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Lunedì 23 Ottobre 2017, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 13:28
«Sono una mamma vittima dei no-vax», dell'epidemia di morbillo dello scorso inverno, di chi gioca con la vita degli altri. Silvia è salva e pure il suo bambino ma fa un appello accorato alla vaccinazione, «chi ha dei dubbi deve sapere» dopo che ha rischiato di morire e perdere il figlio che aveva in grembo.
Solo un anno fa era la donna più felice del mondo: 39 anni, incinta, tutto fila liscio fino alla 32esima settimana. «Inizio ad avere una strana febbre che non scende con gli antipiretici e vengo ricoverata a Villa San Pietro - racconta Silvia Rossetti, nella sua casa di Labaro, il pianto allegro di Nathan in lontananza - Dopo tre giorni la febbre non passa, fatico a respirare, mi aggravo: il primario opta per un cesareo d'urgenza, a 32 settimane e 5 giorni nasce mio figlio». E' il 31 maggio, Silvia lo vede per un istante, poi viene portato in Terapia intensiva neonatale. Il calvario è appena iniziato: «Durante l'intervento ho una fortissima emorragia, rischio la vita. A salvarmi sono i medici e due sacche di sangue. Mio figlio sembra star bene, io peggioro, sempre più debole, semicosciente, vengo portata in rianimazione». Dopo mille analisi il responso: morbillo con polmonite come complicanza, «presumo che il contagio sia stato in ospedale, dove andavo quando ero incinta». Silvia non era vaccinata, «ai miei tempi non era obbligatorio, non avevo avuto il morbillo, ma chi ci pensava più».

IL BIMBO SOLO IN TIN
Resta 5 giorni in Rianimazione, in pericolo di vita. Poi va in Maternità, viene dimessa dopo 11 giorni, vuol vedere il figlio. «Ma sono troppo debole e contagiosa, a casa non riesco ad alzarmi né a respirare senza ossigeno. Non lo vedo per 10 lunghissimi giorni». Nathan è solo in Tin. «Non riesco a pensarci. Finalmente fuori pericolo mi portano da lui in sedia a rotelle, non ho forze per camminare e parlare». Il bambino resterà in ospedale 27 giorni, precauzione da adottare in caso di morbillo. Gli somministrano gammaglobuline, il contagio è scongiurato. «A mio marito, che non ha avuto il morbillo ma è stato a contatto con me viene proibito di vedere il figlio. Mi accompagna mia madre, alla quale viene permesso di allattare artificialmente, io non ho forze per andare 3 volte al giorno». Passa oltre un mese tra iniezioni, antibiotici, analisi, controlli, «mi riprendo dopo 3 mesi, ancora oggi di notte faccio incubi, storie così lasciano una cicatrice più profonda di un cesareo. I genitori no-vax non si rendono conto che nella volontà di affermare la loro libertà di scelta, calpestano quella altrui. Non sottovalutate l'importanza di ottenere un'immunità di gregge, che permette ai bimbi più deboli - che non possono esser vaccinati - di andare a scuola e stare con gli altri, agli anziani e agli immunodepressi di non rischiare la vita e alle donne in gravidanza di vivere serene senza paura di perdere il bambino. Se tutto questo fosse capitato settimane prima, mio figlio non sarebbe sopravvissuto. Credevo nella vaccinazione, ci credo ancor di più. Nathan ha fatto tutti i vaccini per tutelare lui e i figli degli altri».