Roma, sedicenne aggredita da un bengalese sotto casa: «Voleva stuprarmi e io l'ho riempito di coltellate»

Roma, sedicenne aggredita da un bengalese sotto casa: «Voleva stuprarmi e io l'ho riempito di coltellate»
di Marco De Risi e Alessia Marani
3 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Giugno 2017, 07:54 - Ultimo aggiornamento: 17:27

«Stavo tornando a piedi verso casa, ho visto all'improvviso quell'uomo sbucare dal nulla, mi guardava, mi fissava, ma io andavo dritta per la mia strada. E giù apprezzamenti pesanti. Dove vai bella... Stai con me... e volgarità irripetibili. Camminavo veloce, col cuore in gola, poi mi sono sentita afferrare, sbattere contro la serranda di un negozio. Ho avuto paura di morire. Sentivo le sue mani dappertutto. Mi sono ricordata che avevo in tasca da qualche parte il coltellino da boy scout. Non so nemmeno io come, ma l'ho preso e ho cominciato a dare colpi alla cieca finché quello mi ha mollato e ha cominciato a trascinarsi via in una pozza di sangue». Il racconto tutto d'un fiato di Maria (nome di fantasia), 16 anni, una vita fra i libri di liceo e le escursioni con gli scout, lascia di stucco gli agenti del commissariato Fidene che l'hanno soccorsa nel cuore della notte di martedì in piazza Monte Gennaro al confine tra i quartieri Montesacro e Tufello. È stata coraggiosa, si è difesa da sola dal tentativo di stupro e ha messo in fuga il suo aguzzino.

LE URLA
Urlava, chiedeva aiuto. Si opponeva con tutte le forze a quell'uomo, Mohammed Mamun Karim, bengalese di 28 anni, senza fissa dimora, un precedente per furto, che stava cercando di spogliarla. Qualcuno ha chiamato il 112, il numero unico per l'emergenza, sul posto è arrivata la polizia e l'ambulanza che ha caricato il ferito e lo ha trasportato al pronto soccorso del Pertini in codice rosso. La ragazzina spaventata e ancora con il coltellino in mano viene accompagnata negli uffici del commissariato. Sul marciapiede, tra un casalinghi cinese e la filiale Unicredit all'angolo con via Monviso - le cui telecamere in mano agli inquirenti riprendono almeno parte della scena - resta una lunga scia di sangue perché uno dei fendenti ha raggiunto l'arteria femorale dell'uomo, senza fortunatamente reciderla. Lui fa ancora qualche metro su viale Adriatico.
Mohammed adesso è piantonato in ospedale, non è in pericolo di vita ed è in stato di fermo per violenza sessuale. Il racconto di Maria è stato ritenuto attendibile dagli investigatori e dal magistrato: la ragazza ha agito per legittima difesa. Ora è tra le braccia dei genitori, dipendenti statali, che quella notte lunghissima l'avevano cercata ovunque, invano. Sono ancora sotto choc. Erano sicuri che fosse al sicuro con la comitiva e un amichetto, che quei pochi passi verso casa in una zona borghese e non così lontana dal Centro, non rappresentassero un pericolo.

IL DEGRADO
Eppure i residenti danno il quadro di un livello di degrado cresciuto negli anni. «A maggio il mio banchista - dice la titolare di un bar sulla piazza - ha subito una rapina da due uomini armati di pistola e coltello. Sei anni fa, quando il bar era verso piazza Sempione, rapinarono anche me gonfiandomi di botte». Nadia, la giornalaia, non è stupita da quanto successo: «Vede? Io ho una forcina bella appuntita nei capelli. Non mi è mai servita, ma all'occorrenza sono pronta a usarla per difendermi. Quando tutti andranno al mare qua sarà il coprifuoco». «Ormai non c'è polizia che tiene - aggiunge un'altra commerciante - è una questione di regole che non ci sono più e che nessuno rispetta. Troppa gente che vive per strada. Più avanti c'è un terreno occupato dai rom, sull'altro lato della piazza un locale con le slot machine aperto giorno e notte che fa da calamita per chi non ha di meglio da fare. Che doveva fare quella ragazzina? Farsi violentare? E se lo ammazzava? Peggio per lui».