Alla Casina dei Vallati a Roma la mostra sulle leggi razziali del 1938

Alla Casina dei Vallati a Roma la mostra sulle leggi razziali del 1938
di Francesca Nunberg
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Lunedì 16 Ottobre 2017, 17:05 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 16:53
Ci sono le foto della vita di prima, i bambini a scuola, i commercianti al lavoro, le vacanze al mare, la musica, la palestra, e poi la fine improvvisa ma non inaspettata di tutto questo: le leggi razziali promulgate da Mussolini nel 1938 chiudono l'esistenza normale degli ebrei e spalancano il baratro. La mostra “1938 - La storia. Ottantesimo anniversario delle Leggi Razziali”, inaugurata oggi a Roma alla Casina dei Vallati, in via del Portico D'Ottavia, illustra uno dei periodi più bui della storia d'Italia, quello in cui il governo di un Paese che si considerava “civile” ha violentemente calpestato i diritti di una parte dei suoi cittadini. Curata da Marcello Pezzetti e Sara Berger, la mostra è organizzata dalla Fondazione Museo della Shoah. «L'esposizione - spiega il presidente Mario Venezia - vuole ribaltare uno stereotipo che è stato sostenuto per anni da più parti, che la legislazione antiebrica fu “all'acqua di rose”. Il materiale esposto dimostra che la sua applicazione fu, al contrario, sistematica».

Per la prima volta sarà possibile vedere in versione integrale il filmato del discorso che Mussolini tenne a Trieste il 18 settembre 1938, digitalizzato e restaurato, durante il quale vennero annunciate per la prima volta le leggi razziali. «A rileggerle oggi abbiamo chiamato gli studenti dei licei romani - spiega Marcello Pezzetti - e le registrazioni si vedranno su due grandi schermi. La mostra si compone di materiale inedito al 90 per cento. Abbiamo molte foto di famiglia che illustrano la vita negli anni '20 e '30, quelle gli ebrei  fascisti, compresi balilla e giovani italiane, quelle dei veterani della prima guerra, e poi le immagini di un mondo che viene spezzato. Si creano le scuole speciali per gli ebrei che non possono più frequentare quelle pubbliche, vengono vietati i luoghi di villeggiatura, i professori sono cacciati dalle università, gli sportivi da tutte le federazioni del Coni. A questo proposito abbiamo ritrovato e messo in mostra la valigetta del pugile Leone Efrati con i guantoni, gli scarpini e il casco: fu deportato ad Auschwitz e morì durante un combattimento a cui lo costrinsero le SS».

In mostra anche le foto degli ebrei italiani di Libia, Rodi e Fiume, che subirono allo stesso modo le conseguenze delle leggi razziali. «Ma non venivano perseguitate solo le persone - spiega Pezzetti - il fascismo voleva eliminare ogni traccia di ebraismo. Abbiamo esposto quindi anche tutti i libri che vennero ritirati dalle scuole in quanto scritti da ebrei, dalle fiabe per bambini alle carte geografiche. Poi abbiamo le due Guide Monaci, quella del '38 e quella del '39 da cui sono spariti tutti i nomi degli ebrei; le tavole genealogiche elaborate dal ministero degli Interni per definire l'appartenenza alla razza ebraica con tanto di palline rosse e blu; le foto degli ebrei al lavoro coatto a Roma, a Milano, a Napoli; le perizie di esproprio delle proprietà. In vista dell'ottantesimo anniversario delle Leggi che sarà l'anno prossimo, vogliamo dunque fare capire con i fatti cosa è stata questa grande vergogna della storia italiana. La prossima primavera apriremo una seconda mostra focalizzata invece sulle biografie delle singole persone e sulle storie familiari».
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