L'omicidio di Luca Varani finisce a teatro: «Così racconto la discesa negli inferi»

I protagonisti dell'opera teatrale
di Marco Pasqua
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Giugno 2017, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 17:08
Luca, da una parte; Manuel e Marco dall'altra. Tre ragazzi, tre storie, un omicidio, che diventeranno a breve una pièce teatrale. “L'effetto che fa”, è il titolo dell'opera scritta da un giovane regista romano, Giovanni Franci, che dal giorno in cui Luca Varani è stato assassinato, ha seguito la vicenda. Trasformandola, poi, in un testo teatrale, che andrà in scena a ottobre, nel nuovo teatro Off/Off di via Giulia, diretto da Silvano Spada.

«Prima di iniziare a lavorare su questo testo, mi sono fatto alcune domande, e mi sono reso conto che avevo molte cose in comune con Manuel e Marco, ovvero, con gli assassini - spiega Franci, già vincitore del premio Siae alla creatività al festival dei due mondi di Spoleto – I due sono nati e cresciuti a Roma, come me. Fanno parte della mia stessa generazione (trentenni con sensi di vuoto e vuoti di senso vari ed eventuali). Sono di buona famiglia. Hanno frequentato buone scuole. Hanno ricevuto una buona educazione e una buona istruzione. Sono cresciuti in un ambiente borghese (termine ormai desueto in tutto il vecchio continente tranne che a Roma), più o meno cattolico, democratico, perbene». E da questi tratti in comune, Franci ha iniziato – seguendo mese per mese le vicende giudiziarie dei due killer – a raccontare la vicenda che ha scosso in primis la comunità gay. «Pensando al rapporto tra i due assassini – spiega – mi viene in mente Frankenstein 2016. Dove Prato è lo scienziato cialtrone che gioca con il fuoco e Manuel un vaso di Pandora che una volta scoperchiato genera una violenza da cui anche il primo si lascia contagiare. In tutto questo, le droghe svolgono un ruolo importante. Ma poi ci sono i genitori».

Nel testo, naturalmente, si parla anche di Ledo Prato e Walter Foffo: «Due padri che a propria insaputa schiacciano i figli e due figli che si sottraggono vigliaccamente al dovere di non lasciarsi schiacciare. Il tutto nell'assordante silenzio delle madri, che in questa vicenda non hanno mai ritenuto di dover prendere la parola». «Non ho dovuto fare nessuno sforzo per ricordare il senso di profondo malessere che ho provato quando ho iniziato a leggere le prime cronache della vicenda – sottolinea ancora il regista - Quello stesso malessere mi ha accompagnato durante tutta la stesura del testo e in qualche modo lo avverto tuttora. Lo sento ancora adesso, forte e chiaro. Da quelle prime notizie, la storia di questo omicidio ha iniziato a riempirsi di particolari sempre più raccapriccianti, di rivelazioni sempre più incredibili e spaventose, trasformandosi in uno sconvolgente, desolante e, almeno per me inedito, viaggio nei meandri più bui dell’animo umano. Una vera e propria discesa negli inferi. Il malessere che ho provato e provo tuttora mi ha quindi ferito indelebilmente, forse proprio perché i protagonisti di questa storia sono così vicini a me, anagraficamente, socialmente e culturalmente parlando».

I protagonisti di questa opera – che andrà in scena dal 31 ottobre all'8 novembre nel teatro di Silvano Spada – sono i giovani Valerio Di Benedetto (Manuel Foffo), Fabio Vasco (Marco Prato) e Riccardo Pieretti (Luca Varani). «Racconteremo gli scenari più allucinanti e disturbanti che la cronaca ricordi – aggiunge il regista – non solo per la loro efferatezza, ma per le implicazioni che questi aprono nelle nostre coscienze. Rivelazioni sempre più incredibili e spaventose in uno sconvolgente e desolante viaggio nei meandri più bui dell'animo umano. Motivazione del delitto: l'assenza di motivazione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA