Roma, un direttore guiderà il Colosseo: può essere straniero

Roma, un direttore guiderà il Colosseo: può essere straniero
di Laura Larcan
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Sabato 26 Novembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 10:02
Il Colosseo, insieme al Palatino e al Foro romano, è pronto a diventare, a tutti gli effetti, un parco archeologico autonomo, svincolato dalla gestione della Soprintendenza di Roma, ma guidato da un direttore archeologo-manager, che sarà nominato con un bando internazionale. Ecco lo scenario futuro dell’Anfiteatro Flavio. Una seconda vita che sta per essere riscritta. Una svolta tutta politica a sorpresa che ha il sapore di una rivoluzione per i Beni culturali. A spianare la strada a questa operazione innovativa (che non lascerà certo insensibile la platea di addetti ai lavori) è stata l’approvazione, lo scorso giovedì, in Commissione Cultura della Camera, dell’emendamento alla legge di stabilità firmato dalla democratica Lorenza Bonaccorsi. Dalle pieghe del testo, infatti, prende corpo un ragionamento istituzionale sul futuro della Soprintendenza di Roma e sul suo rapporto con il Colosseo.

IL MODELLO POMPEI
Fino ad oggi, la riforma dei Beni culturali fortemente voluta dal ministro Dario Franceschini non aveva toccato la Soprintendenza speciale di Roma. Ora, con l’approvazione della legge di stabilità in dirittura d’arrivo per il 31 dicembre, l’autonomia gestionale del Colosseo diventa «un’ipotesi fattibile e sostenibile». Tradotto? Verrà delimitata un’area speciale che comprenda Colosseo, il Palatino, Foro romano (forse la Domus Aurea) per costituire «il più grande parco archeologico del mondo», separato dalla Soprintendenza di Roma (che guarda caso ora si chiama Soprintendenza per il Colosseo, l’area centrale, Belle Arti e Paesaggio). Con la conseguenza che gli uffici guidati dall’architetto Francesco Prosperetti si occuperanno della tutela del patrimonio esterno al perimetro del nuovo parco. Sarà responsabile, cioè, del patrimonio del centro storico, compreso nelle Mura Aureliane.

LO “SPACCHETTAMENTO”
Uno “spacchettamento” non da poco, dopo la perdita del Museo Nazionale Romano, dell’Appia Antica e Ostia Antica, trasformati in direzioni autonome con la riforma. Chi guiderà il Colosseo allora? Un nuovo direttore selezionato con il bando internazionale, come è avvenuto per gli Uffizi, per Brera, per Paestum. Stessa procedura. Il candidato ideale? Si cerca un archeologo, una figura di prestigio internazionale («tra i migliori archeologi del mondo, straniero o italiano»), che si occuperà di tutela e valorizzazione nel circuito del parco. Quali saranno i tempi? Dal primo gennaio del 2017, incassato il via alla legge di stabilità, in teoria, il ministro Dario Franceschini potrebbe firmare un decreto ministeriale che sancisce l’autonomia del Colosseo e ne mette a bando la direzione. Ma come si finanzierà allora la Soprintendenza senza il “bancomat” del Colosseo, il monumento più visitato d’Italia con quasi 6 milioni di spettatori, e che nel 2015 ha garantito 60 milioni di euro di introiti? Nodo incandescente, l’aspetto economico, che ieri ha alimentato le critiche dell’assessore alla Cultura di Roma Luca Bergamo.

I SOLDI PERSI?
Da quanto si apprende, il sistema di finanziamento rimarrà invariato. Lo garantisce lo stesso Franceschini, in risposta al Campidoglio. «le nuove norme non toccano la ripartizione degli incassi dei biglietti del Colosseo e dei Fori che resteranno, come avviene oggi, alla Soprintendenza». Il Colosseo perderà solo la sua “quota di solidarietà” del 20 per cento sugli incassi. Il tesoretto che il Collegio Romano utilizza e dirotta per mantenere musei e siti statali con problemi di bigliettazione. Calcoli alla mano, sui 60 milioni di introiti del 2015, si elargisce una fetta di circa 12 milioni di euro, secondo un meccanismo di ridistribuzione regolamentato dal Mibact. Che nulla toglie al Comune di Roma. Una strategia sancita dal decreto del 2014: il 20 per cento degli introiti complessivi annui, derivanti dai biglietti d’ingresso prodotti dai luoghi della cultura più ricchi, è destinato al riequilibrio finanziario del sistema museale dello Stato. La solidarietà è di casa anche a Pompei e agli Uffizi, per esempio. Ma l’operazione non rischia di indebolire il fronte della tutela del Colosseo? Tutt’altro. Secondo il Collegio Romano è un modo per «rafforzare la tutela del patrimonio».

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