La chiusura della prestigiosa istituziona culturale in consegna alla Sovrintendenza capitolina, che vanta pezzi unici come i calchi della Colonna Traiana, il grande plastico della Roma imperiale di Gismondi, i reperti della Forma Urbis, aveva segnato una pagina "nera" nella storia della cultura di Roma. E la mobilitazione degli addetti ai lavori, di archeologi, guide turistiche, studiosi, appassionati di storia, si è fatta sentire negli ultimi mesi. Lo scorso gennaio, non caso, in occasione dell'anniversario dei tre anni dalla chiusura per lavori di messa a norma, mai partiti, era andata in scena una pacifica manifestazione di lezione protesta per commemorare il patrimonio di questo museo che rischia la rovina. E con pagine facebook, petizioni on line, flash mob, i “fan” del museo hanno lanciato a più riprese appelli alle istituzioni su un tesoro “perduto". «Riapriamo il Museo» è il motto della legione di sostenitori scesi in piazza. In più occasioni avevano ricevuto la promessa da parte della Sovrintendenza che i lavori sarebbero partiti a breve. Forse ora ci siamo. Agenda alla mano, i lavori dovrebbero durare tra i dodici e i ventidue mesi. La riapertura è ancora rimandata, ma forse è un traguardo meno sfocato.
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