Teatro dell'Opera, tutto ok per la prima di Manon Lescaut: trionfo di Muti

Teatro dell'Opera, tutto ok per la prima di Manon Lescaut: trionfo di Muti
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Giovedì 27 Febbraio 2014, 20:07 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 10:22

Dopo il cardiopalma per la minaccia di uno sciopero, la prima di Manon Lescaut si salvata, ed stata un trionfo. Un applauso travolgente ha suggellato stasera la prima al Costanzi del capolavoro romantico di Giacomo Puccini andato in scena con una cabina di comando da sogno: il maestro Riccardo Muti sul podio dell' Orchestra del Teatro dell' Opera, il soprano russo Anna Netrebko nei panni dell' eroina tragica, e la figlia del maestro, Chiara Muti, alla regia. Tre ore di recita, parterre di prestigio, con in testa il presidente Giorgio Napolitano, e un' altalena di emozioni sul palcoscenico lungo il filo di dramma e passioni dell' opera pucciniana su libretto di Domenico Oliva e Luigi Illica. Presenti anche il ministro della Cultura Dario Franceschini e il Sindaco Ignazio Marino.

Il sipario, che si temeva non si sarebbe mai aperto a causa sciopero, si è invece alzato alle 20.10, con un Muti impetuoso che dopo avere stoicamente sopportato in silenzio l' offensiva sindacale - ha intonato l' Inno di Mameli con il pubblico scattato in piedi. Alle 23.35, dopo quattro atti e due pause, il sipario è calato, seguito da un boato liberatorio di applausi, oltre dieci minuti. Ovazioni per Muti e la Netrebko. Premiata anche la regia di Chiara Muti. La produzione segnava una serie di debutti importanti: per la Netrebko, diva assoluta al momento della lirica, era la prima volta al Costanzi, la prima volta nella Manon di Puccini, e la prima volta con Muti. Da oltre dieci anni in cima all' Olimpo del belcanto, la cantante non aveva mai lavorato col maestro italiano e dopo questa prova si può dire che è nata la 'coppià ideale della lirica, con la speranza che questo binomio felice abbia seguito.

Accanto alla Netrebko, affiancata (4, 8 marzo) da Serena Farnocchia, il giovane tenore azerbaigiano, Yusif Eyvazov, nei panni di Des Grieux, pure al debutto a Roma, il baritono Giorgio Caoduro in quelli di Lescaut (si alterna con Francesco Landolfi) e il basso baritono Carlo Lepore in quelli di Geronte. Il Coro dell'Opera di Roma era diretto dal maestro Roberto Gabbiani. Scene di Carlo Centolavigna, costumi di Alessandro Lai, luci di Vincent Longuemare. Quattro le scene, una per ogni atto e tutte accomunate da un elemento: il deserto. Lettura molto fedele della regista Muti, che si attiene al libretto e sceglie una originale chiave di lettura: il deserto come elemento immanente dell' azione e del paesaggio interiore dei personaggi. Divisa fra la tentazione del lusso e del denaro, garantiti dal banchiere Geronte, e l' amore per lo spiantato Des Grieux, Manon tentenna, ma non per calcolo. E piuttosto una creatura spensierata, affamata di vita, che nutre in seno il presagio inconsapevole della sua rovina. E’ una donna dilaniata fra passioni e bisogno di sicurezza, in balia della solitudine: «donna deserta», recita il libretto, come viene eloquentemente sottolineato con l' elemento del deserto, che accompagna tutte le scene e segna la chiave di volta della regia. Struggente la musica sotto la bacchetta di Muti (alla sua seconda Manon dopo quella alla Scala nel '98), che accarezza tutti registri delle emozioni senza scivolare nel sentimentalismo. Arie palpitanti e commoventi, cantanti tutti all' altezza, costumi d'epoca eleganti, del '700.

Ma a far premio su tutto è la Netrebko che in questa Manon di Puccini, dopo avere interpretato più volte quella di Massenet, porta a maturazione lo sviluppo drammatico e psicologico del personaggio. Dalla caratterizzazione frivola nel secondo atto («In quelle trine morbide») allo spessore profondo e disperato nel finale del quarto atto («Sola, perduta, abbandonata»). Con la sua voce scura e sensuale, potente ma delicata nei pianissimi, la Netrebko si riconferma regina della scena. Carismatica e sovrana nel canto e nella recitazione, il soprano russo ha 'bucato' il palcoscenico e sbaragliato il campo. Il giovane Eyvazov, ancora un novizio nel parnaso delle star, ha saputo comunque tenerle bene testa. Tsunami di applausi alla fine. Una prima sospirata da incorniciare: un sodalizio, quello fra Muti e la Netrebko, davvero magico che lascia sperare in nuovi, felici 'bis' assieme.

«Ha prevalso il senso di responsabilità», ha dichiarato il sovrintendente Carlo Fuortes, durante la prima della Manon Lescaut, in scena stasera al Teatro dell'Opera di Roma dopo la revoca dello sciopero da parte dei sindacati.

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