Scoperte 50mila api nell’intercapedine della Casa della Salute a Ladispoli. L’esperto: «Possono diventare pericolose per l’uomo»

La struttura è stata messa in sicurezza e gli insetti salvati. Due giorni prima un altro sciame è stato recuperato dall’albero di un’abitazione a Castelnuovo di Porto

Scoperte 50mila api nell’intercapedine della Casa della Salute a Ladispoli. L’esperto: «Possono diventare pericolose per l’uomo»
di Alessia Perreca
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Sabato 24 Giugno 2023, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 11:41

Si infilano ovunque, pur di ripararsi dal clima - non sempre favorevole alla loro riproduzione - e sfuggire dai prodotti insetticidi utilizzati sempre di più come soluzione definitiva per scongiurare eventuali pericoli per l’uomo. In queste ultime settimane sono aumentate le richieste di intervento per mettere in sicurezza le abitazioni e rimuovere sciami o nidi di api appoggiati al muro o ad altri annessi domestici. « Una vera e propria anomalia che capita in questa stagione particolarmente piovosa», spiega al Messaggero l’esperto zoofilo, Andrea Lunerti. «Le api, se colte da piogge o temporali tendono a cercare un luogo caldo dove ripararsi e costruire i favi».

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I FATTI

L’ultimo caso, ieri, nel reparto di radiologia della Casa della Salute, a Ladispoli, chiuso e messo in sicurezza, poiché da un mese le api si erano nascoste nell’intercapedine della struttura.

E lo avevano fatto passando per la cavità che consente ai cavi del condizionatore di accedere direttamente al reparto. Una grande per emergenza per i medici impossibilitati nel portare avanti gli esami radiologici e per gli stessi pazienti. L’intervento di messa in sicurezza del reparto è durato diverse ore perché non è stato possibile aprire le mura perimetrali interne, ma agire dall’esterno, recuperare la colonia e facendo attenzione a non urtare i favi. 

Due giorni prima, un altro alveare era stato rimosso dall’albero di una casa di campagna nei pressi di Castelnuovo di Porto, alle porte della Capitale. Gli insetti avevano trovato rifugio già dalla metà di marzo e la famiglia andava immediatamente recuperata. «Erano 10 favi in fase di sviluppo - sottolinea ancora Lunerti - circa 50mila api. Un numero che sarebbe tendenzialmente aumentato con il passare dei giorni. Con l’innalzamento delle temperature, in particolare nel mese di luglio, se i favi non sono protetti da una cavità naturale, il nido è soggetto alla frattura e alla conseguente caduta del favo. Le api arrivano, quindi, ad impazzire e, se spaventate, pungono chiunque”. La preoccupazione della proprietaria dell’abitazione era palpabile: l’albero era molto vicino alla porta di ingresso e la rottura del favo sarebbe stata un pericolo per tutti. «Sono state costretto a rimuovere favo per favo. Ho aspirato gli insetti e condotti al Rifugio del Lupo».

Tanti gli interventi in questa stagione. Come mai si sono verificate queste “anomalie”? «La stagione è stata caratterizzata da fenomeni piovaschi che si sono protratti per diversi giorni, intere settimane e le api sono state costrette a nidificare ovunque. Gli insetti, quando escono dalla loro famiglia per sciamare - se raggiunti dal temporale - si appoggiano in qualsiasi posto per dare la possibilità alle esploratrici di trovare un altro luogo. Quando l’operazione è prolungata a causa delle piogge si forma questo “pallone” protettivo e le api ceraiole iniziano la costruzione del favo. Da lì si verifica una reazione a catena:  sentendo l’odore della cera, costruiscono gli alveoli e la regina - presente nella colonia - inizia a deporre le uova. Un fenomeno destinato tuttavia a soccombere nell’inverno, quando le api non avendo una cavità, non hanno la possibilità con le vibrazioni del loro corpo di controllare la temperatura. Di conseguenza, essendo esposte alle intemperie, rischiano di morire».

 «Non contiamo mai le api, singolarmente. Se uno sciame è composto - in media - da 15 a 20mila individui, quando è stato costruito almeno il quarto o quinto favo siamo sopra le 30, 35mila api. Quando, invece, sono presenti tra gli 8 e i 10 favi ( una famiglia, ndr) siamo già sopra le 40mila. Per contare gli insetti, c’è un altro metodo molto semplice: 10 api formano un grammo. Si possono, quindi, anche pesare, ma non lo mettiamo mai in pratica». 

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