Tutto era nato da un'indagine sul traffico illecito di rifiuti, che nel 2021 aveva portato a otto arresti e a un sequestro di beni milionario. Ora arriva una seconda parte di quell'indagine, che svela anche episodi di corruzione che riguardano un dirigente dell'Ater di Roma in stretto rapporto con un imprenditore del settore dei rifiuti. L'operazione della polizia si è conclusa ieri con due nuovi arresti, il primo, quello del dirigente pubblico ai domiciliari, il secondo in carcere. Entrambi sono a vario titolo accusati di corruzione nell'esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
Destinatario di una misura cautelare è ancora l'imprenditore che era già stato arrestato nel 2021, Giuseppe Borelli, 53 anni, originario di Cosenza e domiciliato ad Ariccia, già in passato colpito da interdittive antimafia e considerato "promotore, organizzatore e dirigente dell'associazione". Era lui, secondo la ricostruzione degli investigatori, a mettere a disposizione mezzi e strutture organizzative che consentivano di ottenere gli appalti per lo smaltimento dei rifiuti e di ricevere poi il denaro, senza tuttavia pagare gli oneri di uno smaltimento regolare.
Già nella prima inchiesta, partita da una denuncia della società Acea Ambiente, era emerso che la società riconducibile all'imprenditore si era aggiudicata l'appalto per l'affidamento del servizio di carico, trasporto e smaltimento di rifiuti liquidi dell'impianto di Aprilia e quella per i campi rom della Capitale, ma i rifiuti anziché essere trasportati e smaltiti verso discariche e impianti autorizzati venivano sversati all'interno del sistema fognario civile o interrati.