Per il secondo weekend consecutivo, i controlli delle forze dell’ordine, disposti dal questore, Mario Della Cioppa, irrompono nella movida abusiva sul litorale romano. Stavolta, a farne le spese, è un’altra meta preferita dai giovani in trasferta ad Ostia: lo Shilling. Quando le forze dell’ordine si sono presentate nello stabilimento, hanno trovato circa 500 persone intente a ballare, assembrate, a pochi metri dal mare. Non solo. La polizia ha anche accertato che al bancone venivano venduti alcolici ai minori e, inoltre, mancavano le autorizzazioni per le attività di intrattenimento danzante. Per questo, i vigili hanno provveduto a chiudere la struttura – nello specifico, solo la parte dedicata alla musica – per cinque giorni. Il titolare dello stabilimento, già diffidato in precedenza per il mancato rispetto della normativa per il contrasto al coronavirus, è stato multato anche per lo svolgimento non autorizzato di attività di pubblico spettacolo ed intrattenimento. Complessivamente, nell’ambito dei controlli sulla movida, sono state identificate 236 persone, mentre i veicoli fermati sono stati 13.
Lo scorso fine settimana era toccato al Kursaal, dove, invece, le forze dell’ordine, avevano contato circa 2500 persone (un dato contestato dai gestori della struttura).
LE REAZIONI
Soddisfazione, per i controlli, viene espressa dalla Lega, in particolar modo dalla capogruppo nel Municipio X, Monica Picca: «Alle forze dell’ordine fa il nostro plauso - ha spiegata - perché il ripristino della legalità è fondamentale. Al tempo stesso, però, vogliamo richiamare l’attenzione sul problema dell’abusivismo commerciale: su questo fronte, la giunta Raggi e il Municipio si sono rivelati inadempienti». E sul fronte dei giovani, Giovanni Crisanti, presidente dell’Associata (oltre che esponente dem), che lancia anche un appello ai suoi coetanei: «Dopo i sacrifici che abbiamo fatto e le critiche che abbiamo ricevuto, noi giovani abbiamo risposto aderendo in massa alla campagna vaccinale. Mettere alla prova la nostra responsabilità è un errore: i locali e noi che li frequentiamo dobbiamo rispettare ancora le misure anticovid. Insieme ne usciamo prima e meglio».