Quel museo dentro al liceo Visconti

Quel museo dentro al liceo Visconti
di Fabio Isman
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Venerdì 21 Ottobre 2016, 22:08
Creato nel 1651 da padre Kircher, era visitatissimo. Disperso in varie sedi, oggi una parte è nella scuola

LA STORIA
Questa è la storia, abbastanza incredibile, di un museo che era assai famoso in antico: molto più di quanto oggi non lo siano i suoi lacerti, sparsi in diversi istituti; però, in compenso, custoditi in parte, e con grande amore, da chi ne ha ereditato i locali. Athanasius Kircher (1602 - 80) era gesuita; un erudito che già a Würzburg (nasce a Geisa, in Germania) insegnava siriaco ed ebraico. Viene a Roma a 31 anni; al Collegio Romano, succede a Cristoforo Clavio nella cattedra di matematica. Studia i temi più disparati: magnetismo, ottica, geologia, musica e civiltà esotiche. Credeva di avere interpretato perfino i geroglifici. Si dedicava ai vulcani e ai fossili; usava, ed erano in pochissimi, il microscopio per osservare i microbi; aveva già capito che la peste era frutto di un microrganismo infettivo. I suoi testi sono una quarantina. Nel 1651, istituisce un museo di antichità e curiosità, forse diretto erede delle «Wunderkammer» delle Corti del Nord. Ed ottiene grande, ma brevissima fama. C’è anche un catalogo, pubblicato nel 1678: l’unica testimonianza per capire come aveva realizzato quel suo sogno.

DECADENZA
Alla sua morte, il museo va in crisi. Un secondo catalogo nel 1709; la soppressione dei gesuiti nel 1773, voluta da Clemente XIV Ganganelli, dà il via alla diaspora: certe collezioni vanno in Vaticano. Nuovi incrementi quando i gesuiti tornano al Collegio Romano; rifiorito fulgore nel 1874, quando diventa un regio museo per accogliere tutti i ritrovamenti e gli acquisti del governo italiano. Ma, nel 1913, la definitiva spartizione: la numismatica e parecchio altro va al Museo nazionale romano; il resto, è diviso tra Villa Giulia, Castel Sant’Angelo e il Pigorini. Un nucleo però rimane, proprio al Collegio Romano: grazie alla Fondazione Roma, riallestito dal Liceo Classico Visconti, che vi ha sede, e lo rende (encomiabilmente) visitabile. Però, molto si è intanto disperso; a lungo, pure la memoria del fondatore, tra i massimi enciclopedisti del tempo. Umberto Eco ricordava che, ancora negli Anni 60, era ritenuto solo un inventore di macchine bizzarre «e futuribili»; una sorta di «Verne ante litteram»; e i suoi testi, nelle biblioteche, erano assai poco consultati. Eco, a inizio degli Anni 80, cominciò a collezionarne i testi: «Se ne poteva avere uno per 800 mila lire, ora costano alcuni milioni» (non c’era ancora l’euro).

RINASCITA
Si deve a Eugenio Lo Sardo, attuale direttore dell’Archivio centrale dello Stato, quando non lo era ancora di quello romano, la riscoperta con una mostra, nel 2001. Elenca: «Macchine ottiche, acustiche, meccaniche; colombe volanti, protei catrottici, un universo specioso e singolare». Sono congegni spesso inutili, non produttivi; ma meravigliosi. Pensati da uno che «da Lucas Holstein riceve 140 ducati per preparare le macchine per la visita di Cristina di Svezia»; e il cui museo, «tra i maggiori d’Europa e del mondo, costituiva una visita obbligata per romani e stranieri».

LA PIETRA
Macchine che istruivano e stupivano. Esponeva perfino una pietra della Torre di Babele, che tale, evidentemente, non era. Ora, nel Liceo, esempi mineralogici e «naturalia», perfino lo scheletro di un neonato; e poi, con un allestimento davvero peculiare, anche sei obelischi in legno, tra strumenti scientifici e una «spermatoteca» del Settecento. Kircher li usava per le lezioni d’egittologia: sono tre copie, ridotte, di quelli Flaminio, Laterano e di Villa Medici (oggi, c’è una copia: l’originale è a Firenze, nel giardino di Boboli); e uno inventato da lui, con dedica a Clemente IX Rospigliosi (ma sotto, ce n’è una per Cristina di Svezia); gli altri due, privi di iscrizioni: un autentico peccato per chi si credeva d’aver scoperto come tradurre i geroglifici. Ma forse, il suo museo era nell’ala del palazzo in cui ora ha sede il ministero dei Beni culturali, dove attualmente è la Biblioteca della Crociera. Eppure Kircher vive; per favore, non soltanto nel ricordo. 
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