Una chiesa, e almeno tre Vittorie

Una chiesa, e almeno tre Vittorie
di Fabio Isman
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Domenica 13 Agosto 2017, 11:52
La chiesa di Santa Maria della Vittoria, in via XX Settembre quasi a Santa Susanna, reca l'eco e le testimonianze di tanti successi, e non di uno solo. Il primo risale a quando nacque, tra il 1608 e il 1620, intitolata a San Paolo: i Carmelitani scalzi affrontano l'impresa, per edificare anche il loro noviziato, pur sapendo che non hanno fondi sufficienti. La intraprendono ugualmente, e ne incaricano Cesare Maderno, cui si deve, ad esempio, anche la facciata di San Pietro. Ma, scavando per edificarla, trovano una scultura lunga quasi due metri. E' quella, famosa, dell'Ermafrodita dormiente, del II secolo, che stava a Villa Borghese, e ormai è al Louvre. I buoni frati sanno che il cardinale legato Scipione Caffarelli Borghese, nipote di papa Paolo V, è un grande amante dell'arte; così, gliela donano. Superfluo aggiungere che, in questo modo, risolvono ogni problema economico nella costruzione dell'edificio.

LA STATUA
Il ritrovamento, infatti, era uno di quelli degni di fare epoca. Siamo nel parco della chiesa: vicinissimi alle Terme di Diocleziano; ai limiti degli Horti Sallustiani. Nel 1620, Scipione convoca Gian Lorenzo Bernini, e gli affida il restauro: a lui si deve infatti il celebre materasso su cui il giovane (o la giovane?) riposa; grande invenzione. Nel 1807, però, un altro Borghese, Camillo, cede 800 marmi antichi, tra gli infiniti che quasi «arredavano» la villa, a Napoleone, che era suo cognato. La vendita provoca sdegno: «Quella famiglia sarà maledetta in eterno», esclama Canova. Sta di fatto che, oggi, la «Collezione Borghese» occupa diverse sale del museo parigino, il più visitato al mondo. E nel parco della Villa, per dirne una, è rimasto il «Tempio di Diana», però desolatamente vuoto: la statua che lo occupava, alta un metro e 65 centimetri, è appunto al Louvre.

L'ICONA
Ma chiudiamo la parentesi, e veniamo al secondo tra i vari successi della chiesa: quello legato al nome. Servono 12 anni di lavoro per edificarla. Solo nel 1620, l'architetto Giovanni Battista Soria, che si richiama alla vicina e precedente Santa Susanna, ne completa la facciata. Proprio quell'anno, presso Praga si svolge la battaglia della Montagna bianca, decisiva nella Guerra dei Trent'anni, tra cattolici e protestanti. All'imperatore Ferdinando II sembrava andar male, finché non interviene il cappellano dell'esercito, ovviamente un Carmelitano scalzo. Impugna la croce; porta al collo un'icona dal castello di Strakonitz, e i cattolici vincono. Poi, lascia quella reliquia alla nuova chiesa romana. Ma noi non la vediamo più: distrutta in un incendio nel 1833; ce n'è una copia, eseguita per la munificenza dei Torlonia. L'ultimo successo, in una chiesa che conserva anche pale d'altare di Guercino e Domenichino, e un dipinto di Guido Reni, è quello riportato proprio da Bernini, che qui crea uno tra i suoi massimi capolavori, l'Estasi di Santa Teresa, tra il 1647 e il '52. Splendida scultura, che tratta il marmo come un merletto, e sembra muovere guerra alle leggi della fisica. La ospita la cappella Cornaro; ai lati dell'altare, come dai palchi di un teatro, la ammirano infatti i componenti dell'omonima famiglia del cardinale Federico, che ne è committente. Per collocarla, l'artista deve perfino creare una sporgenza nel muro della chiesa: si vede ancora.

IL VIAGGIATORE
Per alcuni, è un'opera più profana che sacra. Un grande viaggiatore, Charles De Brosses, spiegava: «Se questo è amore divino, io lo conosco bene». E lo scrittore cattolico Louis Veuillot, pure francese, voleva addirittura «espellerla dal tempio, venderla, o farne calcina». Fortunatamente, non l'hanno ascoltato. Per l'autore, questa era la sua «men cattiva opera». Diceva Ernst Gombrich: «Perfino il trattamento del drappeggio è totalmente nuovo; e ben presto, l'intera Europa lo imitò». Così, la chiesa di San Paolo è divenuta della Madonna della Vittoria, anzi, delle vittorie.

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