LA STATUA
Il ritrovamento, infatti, era uno di quelli degni di fare epoca. Siamo nel parco della chiesa: vicinissimi alle Terme di Diocleziano; ai limiti degli Horti Sallustiani. Nel 1620, Scipione convoca Gian Lorenzo Bernini, e gli affida il restauro: a lui si deve infatti il celebre materasso su cui il giovane (o la giovane?) riposa; grande invenzione. Nel 1807, però, un altro Borghese, Camillo, cede 800 marmi antichi, tra gli infiniti che quasi «arredavano» la villa, a Napoleone, che era suo cognato. La vendita provoca sdegno: «Quella famiglia sarà maledetta in eterno», esclama Canova. Sta di fatto che, oggi, la «Collezione Borghese» occupa diverse sale del museo parigino, il più visitato al mondo. E nel parco della Villa, per dirne una, è rimasto il «Tempio di Diana», però desolatamente vuoto: la statua che lo occupava, alta un metro e 65 centimetri, è appunto al Louvre.
L'ICONA
Ma chiudiamo la parentesi, e veniamo al secondo tra i vari successi della chiesa: quello legato al nome. Servono 12 anni di lavoro per edificarla. Solo nel 1620, l'architetto Giovanni Battista Soria, che si richiama alla vicina e precedente Santa Susanna, ne completa la facciata. Proprio quell'anno, presso Praga si svolge la battaglia della Montagna bianca, decisiva nella Guerra dei Trent'anni, tra cattolici e protestanti. All'imperatore Ferdinando II sembrava andar male, finché non interviene il cappellano dell'esercito, ovviamente un Carmelitano scalzo. Impugna la croce; porta al collo un'icona dal castello di Strakonitz, e i cattolici vincono. Poi, lascia quella reliquia alla nuova chiesa romana. Ma noi non la vediamo più: distrutta in un incendio nel 1833; ce n'è una copia, eseguita per la munificenza dei Torlonia. L'ultimo successo, in una chiesa che conserva anche pale d'altare di Guercino e Domenichino, e un dipinto di Guido Reni, è quello riportato proprio da Bernini, che qui crea uno tra i suoi massimi capolavori, l'Estasi di Santa Teresa, tra il 1647 e il '52. Splendida scultura, che tratta il marmo come un merletto, e sembra muovere guerra alle leggi della fisica. La ospita la cappella Cornaro; ai lati dell'altare, come dai palchi di un teatro, la ammirano infatti i componenti dell'omonima famiglia del cardinale Federico, che ne è committente. Per collocarla, l'artista deve perfino creare una sporgenza nel muro della chiesa: si vede ancora.
IL VIAGGIATORE
Per alcuni, è un'opera più profana che sacra. Un grande viaggiatore, Charles De Brosses, spiegava: «Se questo è amore divino, io lo conosco bene». E lo scrittore cattolico Louis Veuillot, pure francese, voleva addirittura «espellerla dal tempio, venderla, o farne calcina». Fortunatamente, non l'hanno ascoltato. Per l'autore, questa era la sua «men cattiva opera». Diceva Ernst Gombrich: «Perfino il trattamento del drappeggio è totalmente nuovo; e ben presto, l'intera Europa lo imitò». Così, la chiesa di San Paolo è divenuta della Madonna della Vittoria, anzi, delle vittorie.
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