Via Sistina, la casa dei mostri di Zuccari

Via Sistina, la casa dei mostri di Zuccari
di Fabio Isman
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Venerdì 21 Ottobre 2016, 22:06
Il pittore, senza soldi, ne realizza solo una parte e la affresca: ci abiteranno tanti nomi famosi

LA STORIA
La «casa dei mostri», tra le vie Gregoriana e Sistina, è abbastanza famosa; ma certe sue curiosità non sono forse sufficientemente note. Sorge nel 1592, opera di Federico Zuccari, ed è un’autentica «casa d’artista»: la progetta e la affresca. Zuccari era urbinate; si era fatta una buona fama tra Roma e Firenze (i dipinti nella cupola di Santa Maria del Fiore), dove già aveva voluto un palazzo strano e eclettico, in via Giusti 23, che ingloba anche la casa di Andrea del Sarto. Richiamato a Roma per lavoro, crea una residenza confacente al suo ruolo. Compera un terreno agli ex Horti di Lucullo (sotto l’attuale Biblioteca Hertziana, ne rimangono dei lacerti), però gli mancano i soldi: così, realizza soltanto una parte del suo progetto, e si svena.

COME ERA
Ne affresca i locali: lo si vede ancora. Si entrava a casa da via Sistina; l’attuale ingresso da via Gregoriana, con i «mascheroni» a somiglianza dei mostri di Bomarzo (da qui il nome) era l’accesso al giardino, ed è l’unica parte esterna seicentesca rimasta; lo studio, invece, dava sulla piazza. Muore nel 1609: per testamento, lascia tutto all’Accademia di San Luca; voleva che ne divenisse sede, e «ospizio per i poveri giovani studiosi stranieri». Però, non accadrà: gli eredi vendono il palazzo a tal Marcantonio Toscanella, che lo fa ampliare da Girolamo Rainaldi; da un piano diventa di tre. Nel Settecento, lo affitta Maria Casimira, regina di Polonia: nascono anche un ponte di legno a via Sistina (c’è stato fino al 1799), per congiungerlo a Villa Malta; e il portico con sei colonne rococò che si vede sulla piazza, opera di un altro grande architetto, Filippo Juvarra. Nel 1904, vi si aggiungeranno l’attuale cupoletta e le vetrate. Tra le colonne, c’è però ancora lo stemma di Jan Sobieski, due aquile coronate con cavalieri, re polacco e marito di Maria Casimira. Ultimo rifacimento nel 1904, quando tutto è rilevato da Enrichetta Hertz: di lei, diremo.

POLO DI CULTURA
In quel periodo, nel luogo vivono tanti nomi famosi, ed è centro della vita mondana di Roma. Per dieci anni, fino al 1768, Johann Joachim Winckelmann; vi dipinge Jacques-Louis David; poi, Joshua Reynolds; vanno in scena opere composte dal musicista di corte Domenico Scarlatti: esisteva anche un piccolo teatro. I «Nazareni» vi lasciano un affresco, che ora è a Berlino. E nel 1765, diventa la prima sede dei Fratelli delle Scuole Cristiane: Bartolomeo Pinelli ne immortalerà l’uscita da scuola. Nel 1904, è rilevato dalla scrittrice Enrichetta Hertz: muore nove anni dopo, e lascia una cospicua collezione d’arte (è a Palazzo Barberini); via il giardino, per lasciar posto alla biblioteca, che diventa della Germania ed è stato ristrutturata di recente, con straordinari lavori. Gabriele D’Annunzio ne fa pure uno sfondo del “Piacere”. Accanto, viveva il conte russo Grigorij Sergeevich Stroganoff, morto nel 1910: la sua formidabile raccolta di quadri, dispersa in 15 anni; l’edificio è parte ora dell’Hertziana, la miglior biblioteca d’arte nell’Urbe.

GLI AFFRESCHI
Dentro, ancora gli affreschi del fondatore, con altri di Giulio Romano, che erano a Villa Lante, sul Gianicolo. Di Federico, Ercole al bivio tra Onore e Virtù; la Gloria dell’artista con le allegorie di Arti, Mestieri, Sapienza e Perseveranza; e ritratti di famiglia: lui, il fratello Taddeo, la propria moglie, figli e figlie intente ai lavori domestici. In un’altra sala, la Coppia Zuccari, benedetta dall’angelo custode; in un’altra ancora, le prospettive e l’illusionismo pittorico. Ma il «forte» sono i mascheroni: si entra attraverso una bocca spalancata, il naso come una chiave di volta; e analoghe sono le finestre, simili alle sculture di Bomarzo, che allora diedero scandalo. Accanto è la casa già di Salvator Rosa: dopo 33 anni di convivenza, sposa Lucrezia Paolini, hanno già un figlio, poi muore. La vedova resta lì; quindi va a vivere non lontano; infine, si insedia nella «casa dei mostri»; dove poi abiterà anche Marie-Henry Beyle, ben più celebre come Stendhal: lo scrive egli stesso. Insomma, gran begli incroci di viaggiatori e d’arte nell’area che Zuccari volle, pensò, dipinse per sé. 
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