Aiuto, mio figlio sta diventando juventino

di Mauro Evangelisti
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Sabato 17 Giugno 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 02:01
Ieri mio figlio è tornato a casa juventino. In più si è presentato munito di maglietta con la scritta “Gigi Buffon”
Roberta Picciarelli

Uno spettro si aggira per Roma e terrorizza alcuni genitori: sempre più ragazzini tornano a casa, trovano coraggio, prendono da parte papà e mamma, li guardano negli occhi e dopo qualche minuto di silenzio confessano: «Ve lo devo dire, sono diventato juventino». A Roma è normale essere della Roma (o al massimo della Lazio), per ragioni ambientali, per tradizione familiare, perché quasi tutti i bambini sognano di diventare come Totti (o al massimo come Parolo). Eppure, con il fatto che da sei anni la Juventus vince lo scudetto e che vi sono bambini che, a causa della loro età, non sanno che anche un’altra squadra può vincere il campionato, sempre più ragazzini stanno scegliendo come squadra del cuore i bianconeri. Su Facebook si inseguono i racconti dei genitori che tentano di superare lo choc. Roberta: «Mio figlio è tornato a casa juventino», Giorgio (scherzando, forse): «Fateje er fojo de via, quello de Minniti, er daspo da Roma»; Andrea: «C’è ancora una cura alla sua età: regalargli subito una maglietta di Totti ed una di Nainggolan»; Pinuccia: «Ormai i bimbi sono quasi tutti juventini. Come sempre a quella età c’è spirito di emulazione e attrazione per il vincente». Un’altra madre, Alessandra: «Un figlio juventino, vi rendete conto? Classica ribellione adolescenziale». Anche questo è vero: in altre città italiane sarebbe una scelta conformista, essere juventino a Roma è in fondo è una forma di ribellione. Un po’ come dichiararsi democristiano negli anni Settanta quando tutti erano gruppettari.

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