Un amico in meno sulla strada verso i diritti

di Marco Pasqua
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Lunedì 1 Maggio 2017, 00:05
Caro Daniele, hai dato un vero contributo alle lotte contro l’omofobia che contrastavi con rigore nelle aule dei Tribunali
Aurelio Mancuso

Daniele era una persona che amava il suo lavoro, nonostante le mille difficoltà che i liberi professionisti incontrano. Affrontava ogni processo con una preparazione meticolosa, senza mai lasciare nulla al caso. Era uno dei pochi avvocati pronto ad andare anche contro i suoi interessi: «Dammi retta, questa causa non ti conviene», diceva, senza preoccuparsi, in quel momento, delle spese che pure un legale deve affrontare. Il suo studio era al piano terra di una palazzina nel cuore di Prati, due piani sotto alla redazione di “Storie Maledette”, di Franca Leosini. Nella sua stanza, su un grande tavolo, aveva disposti, in modo ordinato, i faldoni di tutte le sue cause. Aveva combattuto contro gli antisemiti, i razzisti e gli omofobi, difendendo le vittime di attacchi fisici e verbali con una passione che pochi avevano. Conosceva bene le difficoltà che un gay picchiato poteva incontrare in un’aula di giustizia, senza una legge contro l’omofobia che lo tutelasse. Daniele Stoppello non si dava mai per vinto, neanche i ricorsi in Cassazione lo spaventavano ma, anzi, erano uno stimolo a fare di più. E quando un amico lo chiamava per chiedergli un consiglio, anche in un campo che non era il suo, lui si sforzava comunque di trovare articoli e sentenze che gli potessero dare una indicazione. Lunedì è stato trovato morto nel cortile del palazzo in cui viveva, all’Eur, in circostanze che ora la magistratura dovrà chiarire. Con lui se ne va uno dei più acerrimi nemici di chi ritiene che la dignità delle persone Glbt possa ancora essere calpestata.

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