Le buche di Roma, un mistero per niente buffo

Le buche di Roma, un mistero per niente buffo
di Pietro Piovani
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Giovedì 27 Aprile 2017, 00:29 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 00:18

Roma. Il Comune copre le buche con del fogliame
e le usa come trappole per i cinghiali

@Lercio

Nelle regioni del Nord gli automobilisti notano spesso una differenza tra le strade gestite dall’Anas e quelle affidate agli enti locali: le vie in gestione ai comuni padani sono tenute mediamente un po’ meglio di quelle statali. A Roma succede il contrario. Lo ha documentato il sito romafaschifo.com filmando un viaggio sulla via Salaria, dal tratto extra-urbano di competenza Anas a quello dentro al Raccordo che è responsabilità del Comune.

Prima si vede una strada moderna, ordinata, ben illuminata; poi, appena superato il cartello “Roma”, si entra in un budello dissestato e buio, senza guard rail, senza strisce laterali, quasi senza asfalto. Come essere catapultati da Zurigo a Tripoli. Qualcosa di simile succede in via Kennedy, una strada molto ben curata finché rientra nelle competenze del Comune di Ciampino, ma dal punto preciso del confine con il territorio della Capitale il percorso si trasforma in un calvario di fossi, avvallamenti e crepacci.

Le buche a Roma sono diventate un cliché, quasi ci si vergogna a parlarne. Eppure ci deve essere una spiegazione se le nostre strade sono messe così («mi ricordano quelle della Bosnia dopo la guerra» ha detto una volta il centravanti romanista Edin Dzeko). Dipenderà dal fatto che abbiamo la superficie comunale più estesa d’Europa, e mantenere viali e vicoli su un’area di 1.300 chilometri quadrati è in effetti più complicato che riparare le strade in un paesino. O magari dipenderà dalla storica inefficienza delle strutture preposte alla manutenzione, inefficienza che qualche volta forse è sfociata nella corruzione, come lascerebbero pensare certe inchieste giudiziarie degli scorsi mesi e degli scorsi anni. Insomma c’è il sospetto forte, molto forte, che sulle buche romane qualcuno ci abbia guadagnato, e non ci riferiamo solo ai gommisti.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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