L’attualità di una nuova Questione Romana

di Mario Ajello
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Domenica 17 Settembre 2017, 00:05
“Fare un provvedimento normativo specifico per Roma in cui il sindaco abbia più poteri”.
@GianlucaGiusti

Se questo si può fare, bene, anzi benissimo. La questione romana al tempo di Cavour era fare di Roma la Capitale d’Italia, perché «l’Urbe - disse il grande statista piemontese in un suo celebre discorso parlamentare ripubblicato di recente dall’editore Donzelli - è l’unica città italiana che non vive solo di memorie municipalistiche e rappresenta invece la memoria universale». La nuove questione romana è in continuità con quella vecchia. Significa ridare all’Italia la sua Capitale, in senso nuovo, rinforzato, efficiente, attrattivo, e l’Italia dovrebbe essere la prima a pretendere una Roma più forte e all’altezza del ruolo nazionale e internazionale, e bando alle ciance del referendum autonomista della Lombardia e del Veneto che si celebrerà il 22 ottobre. Dunque più poteri al sindaco? Va bene. Un nuovo ministro ad hoc che si occupi specificatamente del rapporto, che deve diventare molto più forte, tra il governo e la Capitale? Va bene. Magari un governatore, come fu ai tempi del fascismo? Quelli erano altri tempi, ma qualcosa di simile: perché no? O ancora: servirebbe una Costituente in cui riunire tutte le forze politiche, culturali, professionali, imprenditoriali per ridisegnare questa città, come ha appena proposto Roberto Giachetti del Pd? Si faccia. Una riforma costituzionale, come chiedono gli onorevoli Morassut e Ranucci, per dare a Roma le prerogative di un lander come nel caso di Berlino? Va bene anche questo e va bene anche altro. L’importante è una cosa sola: fate presto! 

mario.ajello@ilmessaggero.it
 
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