La bellezza del litorale che non è solo mafia

di Mario Ajello
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Domenica 12 Novembre 2017, 00:05
«Quanto era  bella Ostia». 
@umberto633

Al netto di tutto, e dell’orrore che provoca questo tutto (il racket, l’usura, le botte, la mala, la mafia, lo spaccio, il degrado da paura), viene da dire una cosa politicamente scorretta e anti-ciclica in questi tempi. E cioè che davvero Ostia è bella. Vuoi mettere con Fregene, lì dove il mare è marrone mentre qui è limpido e a volte limpidissimo? Il derby tra i due luoghi è un grande classico, ma qui si tifa - al netto degli aspetti criminali - per Ostia. Dove capita di mangiare il pesce non di allevamento (a Fregene è più raro). Dove è impossibile ascoltare, dal vicino di lettino o di tavolo, quel birignao da Roma Nord, tipico dei frequentatori di Fregggeeneee, tutto un «scioé pecchééé ‘sta Lazioooo...». Viva Ostia insomma e mai come ora merita incoraggiamenti. Non ci trovi quelli della Rai che vogliono parlare di Rai (anzi, se ci vanno, prendono le botte come il povero giornalista picchiato da Spada). Non incontri quelli che conosci, perché fa più fine andare a Freggia o a Froggia, e così nessuno t’importuna. E’ più verace, più pop, più accogliente (se non incontri un Casamonica). Gli indigeni sanno essere più simpatici dei simil-vip da Villaggio dei pescatori. Certo, c’è la mafia. Ma è anche una democrazia avanzata Ostia, in cui vota solo il 36 per cento dei cittadini come in molti Paesi civili che noi tanto invidiamo. E mentre tutti ce l’hanno con lei, Ostia deve soltanto regalarsi una chance: di diventare migliore di ciò che è.

mario.ajello@ilmessaggero.it
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