Poesie prese a sassate, lo sfregio è per sempre

Poesie prese a sassate, lo sfregio è per sempre
di Maria Lombardi
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Venerdì 9 Giugno 2017, 00:05
Lungotevere Castello
e le poesie vandalizzate
e dimenticate...

@rosannamarani

«Panta rei», tutto scorre insieme al fiume. Eraclito lo ricorda sul primo dei murales poetici sul lungotevere Castello. O meglio, lo ricordava perché il vetro che protegge il pannello è spaccato, una ragnatela ormai, e non si legge più niente. Si va a memoria, “panta rei”, la realtà è un eterno divenire, questo diceva Eraclito. Ma dopo tutto quello che ha visto in questi anni, da quando l’hanno piazzato lì ad aprire quella che era la passeggiata in versi sugli argini, il filosofo greco si sarà ricreduto. Tornasse in vita correggerebbe il suo aforisma. «Tutto scorre, ma non a Roma».

Qui niente passa, ogni sfregio è per sempre. Il vetro è spaccato da anni e tale resterà. Così la scritta “Flaminia ti amo”, vernice d’argento sulle parole di Majakoskij, la linguaccia con lo spray nero che copre la bacheca di Melville, gli scarabocchi blu sul Purgatorio di Dante, su Ungaretti e Joyce, lo sberleffo grigio su Penna. L’abbandono lungo le sponde ai piedi di Castel Sant’Angelo è definitivo. I 26 pannelli di canti, brani in rima e racconti ispirati al fiume furono installati sui muraglioni nel 2008. Vandali e writers li hanno distrutti e derisi, nessuno se ne è curato. Davanti a Pasolini hanno piazzato un bagno chimico, per l’estate delle bancarelle. C’era la poesia lungo il fiume e non c’è più. Sul lungotevere della Vittoria, più avanti, parcheggiato tra le erbacce c’è un battello abbandonato chissà da quanto, una gigantesca carcassa in decomposizione. Anche Roma ha la sua Concordia. Probabile che sia per sempre.

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