A Roma milioni di topi? Meno male, potevano essere miliardi

A Roma milioni di topi? Meno male, potevano essere miliardi
di Pietro Piovani
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Giovedì 16 Marzo 2017, 00:41 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 15:17
A Roma i sorci stanno
organizzando una class action
tra la spazzatura perché non ne possono
più dell’amministrazione locale.
@ArsenaleKappa 



La presenza invadente di ratti è stata segnalata – limitandoci agli ultimi mesi - nei giardini di piazza Re di Roma, ai piedi di Castel Sant'Angelo, nelle scuole di Spinaceto e di Testaccio, tra i tavolini dei bar a via Veneto, nella sede del municipio a piazza Sempione. Per non parlare dell'episodio molto pulp avvenuto un anno fa al Colosseo: il sangue che sgocciola sul tavolo della biglietteria, il funzionario che si accorge della scrivania bagnata di rosso, la scoperta di un topaccio morto incastrato nell'intercapedine del tetto.

Ogni tanto si sente dire che a Roma ce ne sono sei milioni, o forse il doppio, ma sono tutti calcoli approssimativi, stime prudenziali. Gli zoologi ci dicono che una femmina di rattus norvegicus mette al mondo una cucciolata di sei rattini almeno cinque volte l'anno; anche considerando che la loro vita media è di appena un anno, si arriva a numeri mostruosi: partendo da una coppia di esemplari, in un decennio si potrebbe arrivare a una popolazione di 600 miliardi (sissignore, miliardi) di pantegane. Se davvero a Roma ce n'è soltanto qualche milione ci è andata fin troppo bene. L'invasione dei topi del resto è un fenomeno mondiale: a Parigi hanno occupato stabilmente il Louvre, a New York si incontrano anche ai piani alti dei grattacieli, a Londra pare si sia diffusa una razza gigante e vorace (“sono grandi come i gatti, praticano il cannibalismo” riferisce la stampa inglese). Se città più efficienti e moderne della nostra non riescono a liberarsene, è meglio non farsi troppe illusioni: con le zoccole bisogna convivere, cercando magari di contenerne la proliferazione.

Qualche tempo fa per debellare la piaga dei topi romani si candidò un noto professionista trevigiano, Massimo Donadon detto el Sorzòn (da noi si direbbe “er Sorcione”). Propose di diffondere nella capitale «esche alla vaccinara, guanciale e molto grasso di maiale», da collocare in 20 mila «rat-box» (nessuno le chiama più trappole) dotate di microchip. Il Comune preferisce invece affidarsi all'Ama, il che è comprensibile, solo che la delibera per dare l'incarico si è fermata per un intoppo di procedura. La burocrazia è una brutta bestia, ma pure il ratto non scherza. E per ogni mese di ritardo la popolazione dei sorci può crescere del 500 per cento.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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