«La bimba in codice rosso e l’attesa al 112»

di Maria Lombardi
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Venerdì 22 Settembre 2017, 00:09
Bisogna migliorare
la funzionalità del numero
unico emergenza altrimenti chi
paga è la sicurezza dei cittadini
@mannonepompeo


«Rimanga in attesa. Non riagganci....». In attesa? Ma questo è un codice rosso pediatrico, una bambina sta male, c’è solo da correre. E invece la voce registrata ripete «non riagganci altrimenti saremo costretti a richiamare il suo numero». L’infermiere «specializzato in area critica, lavoro al 118 da sette anni» è fuori servizio, di emergenze ne vede tutti i giorni, sa bene quando c’è da agitarsi. E lui è agitato. Aspetta, maledice l’attesa a cui è obbligato, finalmente risponde un’operatrice del 112, il numero unico delle emergenze. L’infermiere chiede «cortesemente» di essere messo subito in contatto con un collega del 118, si qualifica, «lavoro lì, chiamo per un codice rosso pediatrico». «Mi dispiace, la prassi prevede che lei spieghi tutto a me e solo allora io posso metterla in contatto con il 118». Quindi il soccorritore deve raccontare alla centralinista del 112 «nel dettaglio» il motivo della richiesta di soccorso, per poi ripetere tutto qualche minuto dopo al collega del 118. «Non parliamo di un codice verde - s’indigna l’infermiere su fb - sono minuti persi, minuti preziosi, minuti che potrebbero salvare una vita. In questo caso di una bambina». A volte non si può perdere nemmeno un minuto. E invece di tempo ne passa dalla chiamata al 112 al momento in cui la richiesta viene smistata a un altro centralino. Questa estate il numero delle emergenze è andato più volte in tilt, troppe chiamate per gli incendi. C’è chi ha ascoltato la voce registrata anche per 20 minuti. In italiano, inglese e spagnolo. 
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