Il miraggio di un cassonetto. Vuoto

di Maria Lombardi
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Venerdì 28 Luglio 2017, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 21:03
Da piazza Risorgimento 
a musei vaticani file 
interminabili di visitatori.
Non c’è 1 solo cestino rifiuti. 

@vertigine2

Il rifiuto rifiutato. A spasso con la bottiglietta di vetro per le strade del centro sognando un cestino possibile. La bibita al limone con la cannuccia, come da piccoli sulla spiaggia, per dimenticare i piedi cotti e l’asfalto molle. Dopo l’ultimo sorso, comincia il viaggio del vetro. Il primo cestino (di quelli orrendi, trasparenti) all’incrocio tra via Crispi e via Sistina, è una piramide di plastica e carta, chi passa lascia le coppette del gelato a terra. Pieni anche il secondo poco più avanti e il terzo, all’inizio di via del Lavatore. Fosse plastica si potrebbe accartocciare, ma il vetro se lo metti in cima ai rifiuti rotola giù. Vediamo un po’ quanto deve faticare il cittadino scrupoloso che non vuole disfarsi dello scarto al primo angolo. Tanto. Fino a fontana di Trevi nessun cestino, quelli in piazza stanno per scoppiare. Va a finire così: la bottiglietta in borsa, poi in auto e nel cassonetto sotto casa, a cinque chilometri dal bar di partenza. Una punizione, questo cestini: pochi, brutti e cattivi, spesso rotti, troppo spesso pieni. E anche lontano dal centro va così. Alla Balduina i commercianti li hanno incappucciati. Puzzavano così tanto, dicono, dopo 20 giorni di monnezza lasciata a marcire nella ghisa che i clienti non si avvicinavano più alle vetrine. Per limitare i cattivi odori - almeno quelli - i negozianti li hanno coperti con i sacchi neri della spazzatura. E da lì, chissà in quali quartieri sono andati a finire cartacce e bottiglie di Roma Nord. Rifiuti migranti, i viaggi della vergogna sperando in un cassonetto migliore. 

maria.lombardi@ilmessaggero.it
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