I romani di domani si chiamano Radu Stefan

La piccola Gabriela con i genitori
di Pietro Piovani
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Giovedì 5 Gennaio 2017, 00:49 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 00:22
Tommaso, Lorenzo, Radu Stefan.
bei nomi: l'1/1/17 nati
romani, nati cittadini europei
per dirla con #Ciampi
@marcolaudonio



I primi bambini nati in città nel 2017, accolti come ogni anno dal saluto del sindaco, si chiamano Lorenzo, Tommaso, Iari e Radu Stefan. La prima nata ai Castelli invece è una bambina, Gabriela, figlia di papà Claudiu e di mamma Vioriga. I loro nomi ci dicono come sarà la Roma di domani. Fra qualche anno Gabriela e Radu Stefan parleranno italiano con il nostro stesso accento capitolino, mangeranno la carbonara ed è discretamente probabile che tiferanno giallorosso. Ma al tempo stesso, quei bambini nati da genitori romeni conserveranno tradizioni e abitudini del loro Paese d'origine, dando vita a una romanità completamente nuova. Del resto la romanità che consideriamo “tradizionale” non è forse il prodotto di un massiccio fenomeno di immigrazione avvenuto tra la fine dell'Ottocento e il Dopoguerra?

I Radu Stefan, gli Ahmed, i Gabriel e le Gabriela saranno un giorno i veri romani. E già oggi la vera Roma non ha più niente a che vedere con Trastevere, Monti o Testaccio, rioni dove - ormai è diventato persino un luogo comune - risiede un'esigua minoranza poco rappresentativa della popolazione cittadina. La vera Roma del 2017, ignorata dal cinema, anche perché di Grande Bellezza qui se ne vede pochina, è una città poco telegenica e non distinguibile da qualunque altra periferia del mondo. È un vasto territorio urbano fatto di palazzi anonimi, strade a quattro corsie, guard-rail arrugginiti, monnezza, luci al neon, pizzerie a taglio e tante, tante slot machine, che brillano in sale dai nomi altrettanto scintillanti come Bingoland, Dubai Palace, Vulcano della Fortuna.

Questa è già oggi, ci piaccia o no, la Roma vera. Il resto è poco più che un set cinematografico, e un parco giochi per far divertire i turisti.

(Nella foto, la piccola Gabriela).

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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